Tre tazze di tè al giorno per abbassare il rischio di mortalità. Un dato suggerito da uno studio osservazionale su circa 500 mila consumatori inglesi di tè, soprattutto nero, reclutati nel trial Uk Biobank, un database con informazioni raccolte, attraverso analisi cliniche e questionari, tra il 2006 e il 2010.

Due studi tornano a mettere al centro della discussione il ruolo del sale come fattore di rischio cardiovascolare e predittivo di mortalità. Da una parte, si evidenziano i pericoli di un consumo eccessivo. Dall’altra, si puntano i fari sui rischi di consumo troppo basso.

La domanda di peperoncino dei consumatori italiani è in crescita continua, ma la produzione nazionale è scarsa e copre solo il 30% del fabbisogno. Il resto proviene da mercati extra-Ue (2mila tonnellate annue da Cina, Egitto, Turchia), viene importato a prezzi stracciati (1/5 in meno) e si caratterizza per i bassi standard qualitativi, che penalizzano la filiera Made in Italy.

Non tutte le fibre alimentari sono uguali: solo quelle di cereali e non quelle di frutta o verdura sono collegate a una minore infiammazione e minor rischio cardiovascolare. Questi i risultati di uno studio pubblicato su Jama network open.

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