La salute mentale dei pazienti affetti da psicosi non migliora con una supplementazione con vitamina D, di cui però tale popolazione si rivela fortemente carente, suggerendo molta attenzione da parte dei clinici per i rischi su altri fronti metabolici, in particolare quello osseo. Sono i risultati di uno studio multicentrico inglese, randomizzato e in doppio cieco, pubblicato di recente su Jama network open (rivista open access del gruppo Jama) che, sulla base di indicazioni provenienti da alcune ricerche sperimentali e cliniche, ha voluto indagare in maniera approfondita la capacità di un’integrazione di vitamina D di migliorare il quadro clinico in caso di psicosi.

L’Istituto superiore di sanità ha pubblicato recentemente le linee guida dal titolo “Diagnosi, stratificazione del rischio e continuità assistenziale delle fratture da fragilità”, sviluppate in collaborazione con l’Università Bicocca di Milano. Dal documento, emergono alcuni dati di grande interesse circa l’integrazione con calcio e vitamina D.

La ricerca Geopharma ha individuato un trattamento innovativo per contrastare i disturbi scheletrici e agire contemporaneamente su formazione, mineralizzazione e riassorbimento osseo. L’annuncio, in contemporanea alla giornata mondiale dell’osteoporosi dello scorso 20 ottobre, riguarda una opportunità terapeutica rappresentata dal silicio

Un metabolita del colecalciferolo (vitamina D3), il 25-OH-D3 potrebbe rivelarsi un’ottima soluzione per ovviare alla carenza di vitamina D in pazienti obesi o sottoposti a by-pass gastrico. L’indicazione giunge da uno studio pilota americano di farmacocinetica pubblicato sull’American journal of clinical nutrition.

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