Il ruolo dei nutrienti nella gestione clinica dei pazienti con malattia di Crohn (Cd) non è stato ancora completamente chiarito. Un recente studio, pubblicato su Nutrients, si è posto come obiettivo quello di identificare i nutrienti la cui assunzione o i cui valori nel sangue potrebbero essere associati alle risposte dei pazienti alla terapia biologica. A parlarcene, Veronica Imbesi, Unità Ibd, Irccs - Aou di Bologna, tra gli Autori della ricerca.

Un intestino sano si costruisce già dal primo anno di vita, con un’alimentazione bilanciata e corretta. Verdura e pesce, sono gli ingredienti che possono, infatti, prevenire, in età più avanzata, l’insorgenza di malattie infiammatorie croniche dell’intestino (Ibd), secondo uno studio pubblicato di recente su Gut.

Lo scorso 11 febbraio si è tenuto, presso l’Ospedale San Raffaele di Milano, un incontro organizzato dalla struttura sanitaria in collaborazione con l’associazione pazienti Amici Onlus e il supporto non condizionato di Nestlé Health Science per discutere di suggerimenti volti a una migliore gestione della malattia di Crohn, con speciale attenzione al tema della nutrizione e della dieta.

Costringere l’organismo a riprogrammarsi mettendolo alle strette con una forte restrizione calorica. Non un classico digiuno ad acqua ma con specifici nutrienti che, in 5 giorni, portano le cellule a resettarsi. Risultati? Ringiovanimento cellulare e benefici sul fronte metabolico, anti-infiammatorio e neurologico, solo per citarne alcuni. Si chiama Protocollo mima-digiuno (Pmd). L’inventore è Valter Longo, direttore dell’Istituto di longevità della University of Southern California di Los Angeles e Group leader Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare) di Milano, che ha appena presentato a Milano i risultati promettenti nell’ambito delle malattie infiammatorie croniche intestinali.

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