In occasione dell’11° congresso nazionale dell’Anircef (Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee), il presidente, Piero Barbanti, responsabile del Centro diagnosi e terapia della cefalea e del dolore presso l'Irccs San Raffaele Pisana e docente di Neurologia all’Università San Raffaele di Roma, ha fatto con noi il punto sul ruolo che giocano alimenti e nutrienti in quella che l’Oms mette al secondo posto fra le malattie più disabilitanti: l’emicrania.

Una dieta ricca di tiamina (vitamina B1), piuttosto che una supplementazione, potrebbero rappresentare una strada efficacia nella prevenzione degli attacchi di emicrania, secondo uno studio pubblicato di recente su Headache: The Journal of Head and Face Pain.

Il 5-idrossitriptofano (5-Htp), aminoacido naturale che non partecipa alla sintesi proteica ma è il precursore del neurotrasmettitore serotonina e dell'ormone amminico melatonina, svolge un ruolo importante nella regolazione delle emozioni, del comportamento, del sonno, del dolore e della temperatura corporea. È attualmente usato nel trattamento di depressione, insonnia ed emicrania, ma il suo ruolo si sta dimostrando interessante anche in altri ambiti terapeutici.

Una dieta ricca in Omega-3 potrebbe rivelarsi una strategia utile nel combattere l’emicrania, secondo uno studio pubblicato nei giorni scorsi sul British medical journal. La ricerca si è focalizzata sulla correlazione tra consumo di acidi grassi polinsaturi n-3 e n-6 e livelli ematici di ossilipine, molecole di trasduzione del segnale correlate al dolore che in modelli preclinici si è visto aumentare con l’n-6 acido linoleico (Ala) e diminuire con gli n-3 Acido eicosapentaenoico n-3 (Epa) e docosaesaenoico (Dha).

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