Coronavirus, Spera (La Sapienza): dieta in aiuto al sistema immunitario

11 Marzo 2020

La battaglia contro il Coronavirus si fa sempre più dura. Non esiste un farmaco specifico e nemmeno un vaccino. Qualcuno, come  Giovanni Spera, endocrinologo e docente di Medicina interna de La Sapienza di Roma sostiene che, comunque, è sempre meglio farsi trovare in buona salute e con un sistema immunitario efficace e forte. Come? Anche con un corretto comportamento alimentare.

Prof. Spera, l’alimentazione ci può essere d’aiuto?

Siamo dinanzi a un’epidemia che desta evidenti preoccupazioni legate alle sue un po’ più misteriose caratteristiche. Questo, come tutti i virus, è aggressivo in maniera diversa nei confronti dei singoli individui o delle diverse categorie di individui specie in base a età e condizioni generali di salute. Ciò verosimilmente in relazione alla capacità di reazione e difesa del sistema immunitario. Oggi sono molte le prove che migliore è lo stato di salute del microbiota intestinale, più efficiente risulta il sistema immunitario È anche del tutto evidente e dimostrato che a sua volta il microbiota è facilmente influenzabile e modificabile dalle nostre abitudini alimentari e cioè dalla tipologia e quantità del cibo, degli alimenti, dei liquidi, delle sostanze, dei farmaci o altro che assumiamo per bocca.

Possiamo migliorare la reattività del sistema immunitario?

Il mondo scientifico ha ormai preso atto della inconfutabile correlazione tra efficacia di risposta immunitaria e stato di salute del cosiddetto microbiota intestinale. Si tratta di un assemblaggio di miliardi e miliardi di batteri, virus e miceti che colonizzano la mucosa intestinale di ogni individuo condizionando positivamente o negativamente non soltanto la funzione digestiva, ma molte altre funzioni tra cui quella metabolica e finanche quella intellettiva.

Lei è un forte sostenitore della dieta chetogenica…

Le diete chetogeniche, quelle che hanno in comune fasi di estremamente ridotto apporto di carboidrati, sono veri e propri strumenti terapeutici che trovano applicazione in specifiche patologie e in vari ambiti. Gestite con oculatezza da specialisti competenti, danno un loro decisivo contributo per il trattamento dell’obesità, del diabete di tipo 2, dell’epilessia, dell’emicrania, ma anche come coadiuvanti nel trattamento di malattie neurodegenerative e oncologiche. In tutti i casi, però, l’uso di protocolli a base di diete chetogeniche ha dimostrato una netta riduzione dello stato infiammatorio generalizzato comune a tutte le patologie citate e soprattutto un vero e proprio reset del microbiota intestinale, il quale in virtù del nuovo equilibrio tra le popolazioni batteriche, dà il suo contributo al raggiungimento dei singoli obiettivi terapeutici.

Possiamo allora difenderci dal Coronavirus anche con la dieta?

Non è né provato né tantomeno dimostrato, ma è plausibile che almeno indirettamente sia possibile. Chiarisco meglio. I nutrizionisti sanno e ci dicono che per migliorare il microbiota intestinale e di conseguenza il suo equilibrio dobbiamo eliminare gli abusi di cibi che “infiammano” l’organismo, come l’eccesso di carboidrati e di zuccheri semplici in grado spesso di creare la cosiddetta disbiosi intestinale. È di certo plausibile che se mangiamo sano, con poco sale, con fonti proteiche selezionate quai pesce e legumi, con buon apporto di acidi grassi insaturi e polinsaturi come quelli  della frutta secca, del pesce e dell’olio d’oliva, oltre che con abbondante uso di vegetali ricchi di oligoelementi e soprattutto fibre, ottimizziamo composizione e funzione del nostro microbiota intestinale e di conseguenza la sua capacità di implementare l’efficacia difensiva del sistema immunitario nei confronti di tutti gli agenti patogeni esterni.

 

 

 

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