Polifenoli nella protezione dall’ictus: il punto in una review italiana

10 Marzo 2021

Crescono le evidenze sul ruolo neuroprotettivo dei polifenoli. A riepilogarle ci ha pensato una review da poco pubblicata su Nutrients. Ne abbiamo parlato con due degli Autori, Marina Pizzi, ordinario di Farmacologia all’Università degli studi di Brescia ed Edoardo Parrella, ricercatore di Farmacologia presso lo stesso ateneo.

Prof.ssa Pizzi, qual è il razionale alla base di un possibile effetto protettivo dei polifenoli a livello cerebrovascolare?

Sono due le azioni principali. La prima riguarda il sistema cardiovascolare: molti polifenoli sono dotati di attività anticoagulante e antipiastrinica, prevenendo la possibile formazione di trombi, causa principale dell’ischemia cerebrale. Inoltre, alcune di queste molecole hanno la capacità di ridurre l’ipertensione, importante fattore di rischio per l’emorragia cerebrale. La seconda azione esercitata dai polifenoli è la neuroprotezione, che non si esplica solamente attraverso un’azione diretta sui neuroni, ma anche tramite un effetto sulle cellule che modulano l’infiammazione a livello cerebrale, quali microglia e mastociti.

In letteratura si legge anche di un’azione a livello di regolazione genica. Che ne pensa?

Confermo. Molti polifenoli sono dotati di attività epigenetica, ovvero riescono a regolare l’espressione genica senza modificare la sequenza del Dna. In particolare, queste molecole possono modulare l’azione delle istone deacetilasi e istone acetiltransferasi, enzimi che controllano l’interazione tra Dna e istoni, le proteine deputate a compattare e organizzare il Dna all’interno del nucleo della cellula. Attraverso il controllo di proteine regolatrici della espressione genica, quali le proteine istoniche e il fattore trascrizionale NF-kappaB, i polifenoli possono così ridurre l’infiammazione e aumentare la resistenza di cuore e cervello agli stimoli nocivi.

Dr. Parrella, che ruolo gioca il microbiota intestinale? 

I polifenoli vengono principalmente assunti per via orale, attraverso la dieta o come integratori. Una volta ingeriti, una quantità cospicua raggiunge l’intestino crasso dove viene degradata dai microorganismi che lì risiedono e che costituiscono il microbiota intestinale. Quest’ultimo gioca un ruolo fondamentale nel modulare sia la biodisponibilità, sia l’attività dei polifenoli potenzialmente attivi a livello cerebrovascolare. Spesso i metaboliti ottenuti dall’azione del microbiota sui polifenoli sono infatti più attivi e più facilmente assorbibili dei composti di partenza. Infine, è interessante notare come la relazione tra polifenoli e microbiota sia bidirezionale e, se i microorganismi dell’intestino modulano il metabolismo dei polifenoli, questi ultimi possono influenzare la composizione della popolazione microbica intestinale.

Ci riepiloga, in sintesi, le principali evidenze sperimentali?

Un’imponente quantità di lavori scientifici ha analizzato l’effetto dei polifenoli in modelli pre-clinici di ictus cerebrale. Decine di composti si sono mostrati efficaci sia in modelli cellulari che in modelli animali di ictus. Un aspetto interessante di queste ricerche è che molte delle molecole testate hanno promosso un effetto benefico non solo quando somministrate prima dell’insorgenza dell’ictus, ma anche quando il danno cerebrale era già stato indotto. Questo suggerisce un potenziale uso dei polifenoli non solo in ambito preventivo, ma anche in una fase di riabilitazione post-ictus.

Prof.ssa Pizzi, cosa dicono, invece, gli studi sull’uomo? 

A fronte della moltitudine di risultati promettenti ottenuti nei modelli pre-clinici, al momento mancano ancora dati conclusivi sull’effetto dei polifenoli a livello cerebrovascolare sull’uomo. I polifenoli, infatti, vengono generalmente assunti non come composti isolati, ma come componenti nella dieta. La variabilità della quantità di polifenoli nel cibo, l’interazione dei polifenoli tra di loro o con altre molecole, l’effetto del microbiota sulla biodisponibilità di queste molecole, sono tutti fattori che rendono lo studio di queste molecole sull’uomo estremamente complesso. Ciononostante, i dati attualmente disponibili sull’uomo sono incoraggianti e associano il consumo di cibo ricco in polifenoli con una minore incidenza di malattie cardiocircolatorie e ictus.

Quali sono i polifenoli più promettenti?

Sono molti quelli potenzialmente attivi nella prevenzione e nel trattamento dell’ictus. Sulla base di quanto risposto alle precedenti domande, ne cito tre: resveratrolo, quercetina ed epigallocatechina-3-gallato. Il resveratrolo si trova in varie fonti di origine vegetale, soprattutto nell’uva rossa, nei mirtilli, nel ribes, nelle arachidi e nel cacao. La quercetina è uno dei polifenoli più diffusi in natura, presente, per esempio, nei capperi, nell’uva e nelle cipolle rosse. L’epigallocatechina-3-gallato è il polifenolo più abbondante nel tè, in particolare il tè verde. Queste tre molecole non sono solo dotate di proprietà antiossidanti e benefiche a livello vascolare, ma grazie alla loro azione epigenetica possono lavorare in sinergia anche a basse dosi nel promuovere neuroprotezione. Ricordiamo, infatti, che il resveratrolo è un attivatore delle istone deacetilasi sirtuine, mentre quercetina ed epigallocatechina-3-gallato sono in grado di attivare le sirtuine e inibire le istone acetiltransferasi.

Che conclusioni e indicazioni si possono dunque trarre? 

Alla luce ti quanto detto, l’assunzione regolare di cibi ricchi in polifenoli, quali vari tipi di frutta e verdura, è senz’altro positiva e può contribuire a mantenere in salute il nostro sistema cardio- e cerebrovascolare. A livello scientifico, sono necessari più trial clinici sull’uomo atti a valutare l’efficacia dei polifenoli più promettenti emersi dagli studi su modelli pre-clinici di ictus. Inoltre, l’identificazione di meccanismi molecolari comuni alla base dell’azione di diversi polifenoli potrebbe portare alla formulazione di nuovi integratori nutrizionali dove i polifenoli lavorino in sinergia, anche a dosi basse.

Nicola Miglino

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