Sindrome metabolica, i modelli dietetici vincenti

07 Ottobre 2020

Esiste un modello dietetico più efficace di altri nel prevenire o contrastare la sindrome metabolica? La risposta è tutt’altro che semplice per quanto il fattore dieta combinato con un’adeguata attività fisica risultino essere l’unica profilassi possibile realmente efficace. Interessante, su questo fronte, il contributo offerto da Nicola Di Daniele, docente di Medicina interna all’Università Tor Vergata di Roma in un editoriale pubblicato recentemente su Nutrients. Abbiamo chiesto direttamente all’Autore di illustrarcene i punti cardine.

Prof. Di Daniele, che cosa si intende, innanzitutto, per sindrome metabolica?

Per sindrome metabolica, fin dalla sua iniziale definizione risalente al 1940, data da Jean Vague, si intende un cluster di patologie, a carattere cronico e infiammatorio, quali l’ipertensione arteriosa, l’obesità addominale, elevati livelli di glucosio, di trigliceridi e bassi livelli di Hdl nel sangue. Più recentemente, per sindrome metabolica, si intende il manifestarsi di almeno 3 delle 5 patologie nominate precedentemente. Colpisce sicuramente le fasce di età più avanzate e prevalentemente il sesso femminile. La predisposizione per questa condizione patologica, purtroppo sempre di più in crescita nei paesi occidentali e non solo, è fortemente influenzata da uno sbilanciamento tra introito calorico e spesa energetica. Quindi la dieta e la nostra alimentazione quotidiana, sia in qualità che in quantità, giocano un ruolo estremamente decisivo nello sviluppo di questa sindrome, che notoriamente incide sulla manifestazione clinica delle patologie cardiovascolari.

Che ruolo gioca la semplice restrizione calorica?

Può sicuramente giocare un ruolo decisivo sia nella prevenzione che nel contenimento delle diverse patologie che caratterizzano la sindrome stessa. Per restrizione calorica si definisce un approccio alimentare a ridotto apporto calorico, senza incorrere però nella malnutrizione. Infatti, note scoperte scientifiche, hanno largamente dimostrato come questo semplice modello dietetico sia in grado, da solo, non solo di prevenire patologie come l’ipertensione arteriosa e le dislipidemie, ma anche di contrastare favorevolmente, i diversi aspetti patologici della sindrome metabolica, mediante l’attivazione di particolari vie molecolari e il supporto del fisiologico ritmo circadiano del nostro organismo. In particolare, i risultati di uno studio pubblicato su Journal of the american college of cardiology, ha riportato come una sostanziale perdita di peso, dovuta a una prolungata e significativa restrizione calorica in pazienti obesi, fosse in grado di ridurre nel sangue sia i livelli circolanti di glucosio che quelli di acidi grassi saturi. Allo stesso modo, la restrizione calorica era in grado di ridurre i livelli nel sangue delle citochine pro-infiammatorie, dimostrando un’associazione fondamentale tra introito calorico e patogenesi della sindrome metabolica stessa. Tuttavia, purtroppo, questo modello dietetico, per motivi comprensibili, ha una bassa compliance da parte del paziente ed è quindi poco applicabile.

Quali sono i benefici della dieta mediterranea?

Si tratta sicuramente il modello dietetico che sino ad adesso si è dimostrato il più efficace nella prevenzione della sindrome metabolica. Questo proprio per la capacità dei diversi cibi contenuti di agire in maniera selettiva e specifica sull’impatto delle diverse patologie cronico-infiammatorie che caratterizzano i cluster della sindrome metabolica.

Per esempio, così come un elevato consumo di carboidrati, per la loro azione nociva sulla sensibilità insulinica e sulla funzionalità β-cellulare, è stato associato a un aumentato rischio di sindrome metabolica, al contrario, un approccio dietetico come la classica dieta mediterranea ricca in pesce, frutta, legumi, prodotti caseari a basso contenuto di grasso, olio extravergine di oliva, moderato consumo di vino rosso, fibre, ha dimostrato avere, invece, un effetto significatamene benefico nei confronti della sindrome metabolica e sulle patologie croniche che la caratterizzano. Esistono diversi lavori scientifici, come lo studio Attica, pubblicato su American Heart Journal, in cui in più di tremila tra uomini e donne, si evidenzia l’impatto protettivo della dieta mediterranea nella prevalenza della sindrome metabolica e delle malattie cardiovascolari ad essa associate. L’ azione benefica della dieta mediterranea, è stata dimostrata essere associata essenzialmente alla presenza di un mix di nutrienti con potente azione antiossidante e antinfiammatoria. In particolare, i nutrienti più efficaci sono: omega-3, acido oleico, polifenoli, come il resveratrolo contenuto nelle uve del vino rosso, tutti composti che agiscono su differenti meccanismi e processi molecolari, in grado di ridurre la produzione di citochine pro-infiammatorie, la sintesi dei radicali liberi dell’ossigeno e di attivare pathway antiossidanti come quello delle sirtuine, direttamente collegati con i processi di longevità. Oltre a questi composti, altri nutrienti bioattivi come l’ascorbato, il tirosolo, la quercitina, la catechina e il tocoferolo, sono in grado di aiutare, se introdotti nella propria alimentazione, a controllare lo sviluppo della sindrome metabolica.

 

Quali altri modelli dietetici sono utili ed efficaci?

Oltre la dieta mediterranea e la semplice restrizione calorica altre strategie sono state proposte come modelli dietetici per l’approccio curativo di questa patologia infiammatoria-metabolica. Per esempio, la Cho diet, basata sulla qualità dei carboidrati, sull’indice glicemico e sulla risposta insulinica, è stata proposta come strategia dietetica per il controllo dei fattori prognostici negativi della sindrome metabolica. Inoltre, una dieta a moderato-intenso contenuto proteico è stata proposta per il controllo della sazietà, dei processi di spesa energetica, di termogenesi e per il controllo della gluconeogenesi, tutti meccanismi alla base della fisiopatogenesi della sindrome metabolica stessa. Un ulteriore modello dietetico suggerito, è stato la dieta che prevede l’incremento della frequenza dei pasti giornalieri - High Meal Frequency Pattern - per avere un miglior controllo calorico, associato a uno svuotamento gastrico più veloce e a una perdita di peso controllata. Altra strategia innovativa è quella di utilizzare un modello dietetico in grado di agire modificando direttamente il microbiota intestinale, in quanto i batteri presenti nell’intestino sono stati dimostrati essere in grado di influenzare i livelli di importanti metaboliti, come le adipochine e le chemochine. Questi ultimi, a loro volta, sono in grado di regolare il livello di infiammazione cronica e di stress ossidativo e svolgono, di conseguenza, un ruolo chiave nel rischio delle varie patologie caratterizzanti la sindrome metabolica.

 

Quali consigli, dunque, possiamo dare ai colleghi nutrizionisti nell’approccio al paziente con sindrome metabolica?

L’obbiettivo finale nell’approccio al paziente con sindrome metabolica resta, sempre e comunque, quello di trovare un modello dietetico, il più efficace possibile, dove i nutrienti funzionali si associno con una strategia alimentare, per cercare di ridurre significativamente infiammazione e stress ossidativo, che sono, come ampiamente dimostrato, i meccanismi alla base di tutte le patologie caratterizzanti la sindrome metabolica. Sicuramente è importante considerare come la prevenzione svolga un ruolo fondamentale nei confronti della sindrome metabolica. È importante sottolineare come a oggi, il fattore dieta e i modelli dietetici, combinati con un’adeguata attività fisica, risultano essere l’unica terapia preventiva possibile realmente efficace nei confronti della sindrome metabolica. Il consiglio che si può dare ai colleghi, quindi, è sicuramente quello di “analizzare il paziente” che si ha davanti il più possibile, sotto ogni aspetto, considerare il tipo di vita che svolge, cercare di capire le abitudini alimentari, e intervenire in maniera personalizzata cercando di “cucire su misura” una dieta adeguata alla persona. È importante motivare il paziente con sindrome metabolica e renderlo cosciente dell’importanza che può avere l’alimentazione su tale patologia. È necessario istruirlo su quali cibi acquistare e casomai suggerire assunzione di cibi alternativi, sempre gustosi e soddisfacenti, ma ricchi di nutrienti funzionali. Lentamente, portare il paziente con sindrome metabolica a cambiare lo stile di vita, sapendo che, iniziando a vedere i primi risultati sul peso e sul proprio benessere psicofisico, sarà sempre più motivato a seguire più che una dieta restrittiva, un approccio dietetico alimentare diverso e salutare. Quindi, come per tutte le terapie e per ogni patologia, anche nell’approccio dietetico per la sindrome metabolica, il più personalizzato nei contenuti, sarà sicuramente quello che risulterà il più efficace e vincente.

Nicola Miglino

 

 


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