Crisi Covid-19, indagine Federsalus: forte impatto su filiera integratori

22 Aprile 2020

Si fa sentire il contraccolpo dell’emergenza Covid-19 sull’intero comparto industriale della filiera integratori. A fornire i numeri della crisi è Federsalus, con un’indagine condotta su 87 aziende del settore tra il 2 marzo e il 3 aprile scorsi.

In generale, quanto sta accadendo ha conseguenze su quasi tutte le aziende rispondenti, generando ritardi nella produzione e nella consegna dei prodotti per oltre 3 aziende su 4, ma anche rallentamenti nella domanda che interessano quasi il 60% del totale. In particolare, le aziende a marchio soffrono il blocco della circolazione delle proprie reti di vendita e informazione medica, peculiare nella promozione dei prodotti presso il medico e il farmacista.

L’impatto negativo sul fatturato riguarda in media il 59% delle aziende, mentre circa 1/3 rileva un effetto positivo. In particolare, la crisi sembra avere impatto nullo o positivo sul fatturato del 60% delle aziende di materie prime e del 50% delle aziende di medie e grandi dimensioni, mentre ha un impatto negativo per il 62% delle aziende a marchio e di piccole o piccolissime dimensioni.

Il 22% delle aziende dichiara di aver già fatto ricorso attivo alla cassa integrazione, in particolare le aziende più piccole, a marchio e di materie prime. Il ricorso a tale misura potrà aumentare in futuro in funzione della durata dell’emergenza. Problemi di liquidità sono dichiarati dal 20% delle aziende.

Circa il 34% del campione dichiara ordini inevasi in media del 21%. Tra le altre criticità, il 26% delle le aziende dichiara anche un aumento del tasso di assenteismo per vari motivi (ferie/malattia) che riguarda soprattutto le aziende di produzione e quelle di dimensione media e grande.

Per il futuro c’è grande preoccupazione, anche rispetto alla ripresa dei rapporti internazionali e per l’impatto della crisi globale sull’export. La mancata partecipazione e/o la cancellazione di fiere o eventi promozionali in Italia e/o all’estero ha già causato importanti danni per le aziende del settore. Circa la metà del campione registra perdite legate all’emergenza e le incognite circa la sua durata ed evoluzione generano un’aspettativa negativa per il futuro.

“In questa nuova situazione, di crisi dei redditi e rallentamento dei rapporti commerciali con l’estero,  l’Associazione ha messo sotto osservazione le problematiche che le nostre aziende stanno affrontando per intervenire a tutela del comparto con misure modulate e coerenti”, afferma Marco Fiorani, presidente FederSalus. “Raccogliendo i primi segnali, abbiamo incontrato la Direzione generale per la promozione del sistema Paese del Maeci e Ice Agenzia per rimodulare il piano di interventi a supporto dell’internazionalizzazione in uno scenario a mobilità ridotta e proporre di lavorare congiuntamente a piattaforme digitali che consentano di gestire efficacemente la promozione dell’offerta italiana all’estero sia a livello di singola impresa che collettivo, e intese internazionali per semplificare le procedure degli scambi commerciali”.

Le aziende hanno manifestato una reazione immediata all’emergenza. In particolare, il 48% ha attivato misure di prevenzione per future crisi di liquidità. L’89% delle aziende applica il lavoro da remoto/smart working al 67% del personale in media con punte del 76% nelle aziende a marchio e del 22% nelle aziende di produzione. Il 70% delle aziende prevede di adottare tale modalità di lavoro anche post emergenza, in particolare le aziende a marchio.

“L’indagine appena realizzata evidenzia l’atteggiamento prevalente delle nostre imprese verso il futuro – conclude Fiorani – che è nella direzione di un ripensamento dei modelli organizzativi per raccogliere le sfide dell’innovazione offerte dai nuovi strumenti digitali”.

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