Una campagna lanciata nel 2017 quando Cvs Pharmacy annunciò che entro il 2019 avrebbe messo in vendita solo prodotti certificati per qualità e sicurezza da enti terzi: Nsf international, organizzazione pubblica specializzata in test, ispezioni e certificazione in ambito salute; Usp (The United States pharmacopeia), organizzazione no profit che pubblica annualmente un report d’informazione sui farmaci; Eurofin, laboratorio specializzato in test ambientali e farmacologico.

Due le garanzie richieste dai test. Innanzitutto che gli ingredienti dichiarati siano effettivamente presenti nel prodotto. La seconda, l’assenza di contaminanti pericolosi.

Nei giorni scorsi l’annuncio che già 1.400 prodotti di 152 marche differenti e afferenti a 11 categorie commerciali hanno superato i test e sono quindi reperibili nelle farmacie Cvs. Il 7% è stato respinto, vuoi con richieste di aggiornamento dei foglietti informativi, vuoi proprio con un rifiuto di distribuzione.

La catena Cvs non è nuova a queste iniziative. Già nel 2014 decise di non vendere più tabacco, e, più di recente, di non distribuire filtri solari inferiori a 15 e di rimuovere da 60 prodotti cosmetici parabeni, ftalati e sorgenti di formaldeide, decisione che ha comportato la loro totale riformulazione.

“Ormai vediamo sempre più persone ricorrere all’automedicazione come parte integrante di un programma generale di cura di sé” sottolinea Kevin Hourican, presidente di Cvs Pharmacy. “Per questo il nostro impegno è quello di facilitarle nell’accesso a strumenti di auto-cura guadagnandoci la loro fiducia e accompagnandoli come un vero e proprio partner lungo questo percorso”.

Cvs Pharmacy è la seconda più grande catena di farmacie dopo Walgreens Boots Alliance negli Stati Uniti, con circa 10 mila negozi.