Fragilità e sarcopenia, strategie terapeutiche e ruolo dell’integrazione

11 Luglio 2019

Ne è colpito il 7,5 della popolazione anziana, con punte addirittura del 77% in ambito riabilitativo/convalescenza. La sarcopenia è un fenomeno clinico che mette a serio rischio l’abilità fisica di chi ne è colpito, peggiorandone la qualità di vita. Attività fisica e interventi nutrizionali rappresentano i due rimedi più efficaci. L’integrazione proteica, in quest’ambito svolge, un ruolo di grandissimo rilievo. Come, ce lo spiega Paolo Orlandoni, responsabile Uosd di Nutrizione clinica all’Inrca-Irccs di Ancona tra i protagonisti del convegno “Cibo e nutraceutici. Parola chiave: caratterizzazione” organizzato nei giorni scorsi all’Università di Camerino, da Gianni Sagratini e Matteo Cerquetella.

Dr. Orlandoni, quali sono i soggetti più a rischio di sarcopenia?

La sarcopenia è una sindrome clinica caratterizzata dalla progressiva e generalizzata perdita di massa muscolare scheletrica e di funzionalità muscolare associata a elevato rischio di esiti avversi come disabilità fisica, peggioramento della qualità della vita e morte. La perdita di massa muscolare tipicamente inizia nella quinta decade di vita e procede con una velocità di calo di 0,8% per anno. Sebbene la perdita della massa muscolare sia dovuta al processo d’invecchiamento in sé, anch’essa è fortemente correlata alla predisposizione genetica, ai fattori ambientali tra i quali, in primis, mancata o insufficiente attività fisica e una dieta inadeguata, alla presenza delle malattie croniche e alla polifarmacoterapia Secondo una recente review, la prevalenza della sarcopenia, nella popolazione europea, risulta compresa tra il 7, 5% per soggetti anziani in comunità e il 77,6% per pazienti in ambito riabilitativo/di convalescenza.

Quali sono i marker biochimici della diagnosi di sarcopenia?

La diagnosi di sarcopenia si basa sulla valutazione clinica e strumentale di massa e forza muscolare. Tuttavia, poiché l’infiammazione di basso grado o “inflammaging” è considerata alla base dei processi fisio-patologici della fragilità e della sarcopenia, i marker biologici dell’infiammazione, quali Pcr, Il6, Tnf-alfa, sono utilizzati per la diagnosi e la valutazione del grado di fragilità. Aumentati livelli di Il6 e Tnf-alfa sono riscontrabili anche in uno dei più importanti componenti dello stato di fragilità, la diminuzione della massa muscolare. Tuttavia la loro aspecificità non ne consente l’uso per la valutazione della progressione né dello stato di fragilità, né di quello di sarcopenia.

Quali sono le strategie terapeutiche?

Nel rapporto sull'invecchiamento e salute, che l’Organizzazione mondiale della sanità pubblicò nel 2015, viene evidenziato che l’impegno costante nell’attività fisica e il mantenimento di un adeguato stato nutrizionale rappresentano i due elementi chiave per la salvaguardia delle capacità funzionali in età avanzata. Tali pratiche vanno, pertanto, considerate essenziali nella prevenzione e nel trattamento della sarcopenia. L’attività fisica risulta determinante in quanto, negli anziani, il potenziale anabolico indotto dalla contrazione muscolare esiste ancora e può essere utilizzato per mantenere una sufficiente massa magra. Alla base dell’intervento nutrizionale, invece, c’è il meccanismo della sintesi proteica. Lo sviluppo della massa muscolare dipende infatti dall'equilibrio tra i processi di proteosintesi e di proteolisi. Con l'invecchiamento si sviluppa una condizione di “resistenza anabolica”, caratterizzata da una progressiva riduzione della capacità di sintesi proteica in risposta all’assunzione di cibo. La sintesi proteica si riduce nei soggetti anziani di circa il 28%, determinando una lenta e graduale perdita del patrimonio proteico. Pertanto, nella prevenzione e terapia della sarcopenia, l’intake proteico raccomandato è di 1-1,2 grammi/die per Kg di peso corporeo, e sale a 1,5 grammi/die nel caso di stato infiammatorio elevato.

Che ruolo può avere l’integrazione?

Per raggiungere l’apporto proteico raccomandato è importante che a ogni pasto principale l’anziano introduca almeno 20-30 gr di proteine; problemi clinici, sociali o economici impediscono spesso il raggiungimento di tali quantitativi, per cui diventa fondamentale l’integrazione con prodotti a base di proteine del siero di latte, più efficaci rispetto ad altri tipi di proteine, e soprattutto quella con aminoacidi essenziali, che rappresentano la componente delle proteine non sintetizzabile dal corpo umano. L’integrazione aminoacidica è stata individuata, di fatto, come l’intervento nettamente superiore a qualsiasi regime dietetico iperproteico o alla supplementazione con integratori di tipo calorico-proteico per efficacia, rapidità di azione e sicurezza. Dal punto di vista della sicurezza, soprattutto per quanto riguarda la funzione renale ed epatica, esistono evidenze sperimentali che la supplementazione protratta per 12 settimane di una miscela bilanciata di aminoacidi essenziali non provoca modificazioni nei valori ematici dell’urea, della creatinina e degli enzimi epatici.  È importante sottolineare, inoltre, che solo gli aminoacidi essenziali, e non genericamente tutti gli aminoacidi, stimolano la sintesi proteica muscolare nell’anziano.  

Vi sono studi in corso da parte della comunità scientifica internazionale?

Per contrastare il decadimento fisico dell’anziano, è stato promosso il progetto “Sprint-T” - Sarcopenia and physical frailty in older people: multi‐component treatment strategies -, sperimentazione clinica finanziata dalla Commissione europea, volta a studiare e contrastare proprio la sarcopenia, patologia geriatrica sotto-diagnosticata. “Sprint-T” interesserà oltre 1.500 anziani e 80 ricercatori di 11 Paesi europei e vedrà la collaborazione di 16 tra i principali centri di ricerca in campo geriatrico d’Europa. Al termine dello studio si confronteranno i risultati ottenuti in tutti i paesi coinvolti nel progetto. La finalità è di capire se l’attività fisica, unita a una corretta alimentazione, possa allontanare i fenomeni legati alla fragilità, tra cui appunto la sarcopenia. Con queste attività si educheranno le persone fragili, per le quali una banale caduta potrebbe comportare drammatiche conseguenze, a uno stile di vita sano ed attivo. Mantenere l’efficienza muscolare è importantissimo anche per sostenere il metabolismo e le difese immunitarie. Questo studio permetterà di indicare strategie specifiche per la fragilità fisica, che permetteranno di agire tempestivamente al fine di evitare invalidità importanti.

Nicola Miglino

 

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