Il Tar del Lazio, riunitosi nei giorni scorsi in camera di consiglio, ha confermato la sospensione del decreto del ministero della Salute con il quale s'inserisce il cannabidiolo (Cbd) tra i medicinali che contengono sostanze stupefacenti. Se ne riparlerà il 16 gennaio, data fissata per l’udienza di merito. Nel frattempo, sino a quella data, olio e altri prodotti a base di Cbd che si possono ingerire, restano in libera vendita.

Il Tar del lazio ha sospeso il decreto emanato lo scorso 7 agosto dal ministero della Sanità, che ha inserito i prodotti a uso orale a base di cannabidiolo (Cbd) tra i medicinali stupefacenti acquistabili, quindi, solo in farmacia con prescrizione medica.

Dal prossimo 20 settembre, il cannabidiolo (Cbd), estratto ottenuto dalla cannabis, entra ufficialmente nella tabella degli stupefacenti e non potrà più essere venduto nei negozi (per esempio, sotto forma di olio in gocce). È stato, infatti, pubblicato lo scorso 21 agosto in Gazzetta Ufficiale un decreto del ministero della Salute che revoca la sospensione del decreto del 2020 che inseriva le composizioni per somministrazione a uso orale di Cbd nella tabella dei medicinali allegata al testo unico sulle droghe.

Gli esperti scientifici dell’Efsa non sono attualmente in grado di stabilire la sicurezza del cannabidiolo (Cbd) come nuovo alimento, considerate le carenze nei dati e le incertezze circa i potenziali pericoli connessi all’assunzione di Cbd. Questo il parere dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, espresso nei giorni scorsi su sollecitazione della Commissione europea.

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