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Proprietà antinfiammatorie e neuroprotettive del cannabidiolo

04 Giugno 2020

Il cannabidiolo (Cbd) è stato isolato per la prima volta dalla Cannabis nel 1940 e, sebbene inizialmente considerato un cannabinoide non attivo, da quel momento ha vissuto una lunga storia di utilizzo non ufficiale nell'epilessia e in molte altre malattie neurologiche.

Nel 2017, il National institute of neurological disorders and stroke (Ninds) ha finanziato il Programma di screening dell'epilessia terapeutica (Etsp) per studiare ulteriormente gli effetti del Cbd su una varietà di modelli epilettici.

Nel giugno 2018, la Fda ha approvato una soluzione orale di Cbd (Epidiolex) per la terapia di due formi particolarmente resistenti di epilessia (Sindrome di Lennox-Gastaut e Sindrome di Dravet).

I due grandi studi clinici che hanno decretato il Cbd come utile terapia aggiuntiva in questi casi hanno utilizzato dosi da 10 a 20 mg/kg al giorno. Si tratta della ricerca clinica più approfondita mai condotta sul Cbd e oggi i suoi meccanismi d’azione sono stati chiariti in modo completo.

Il Cbd agisce indirettamente come agonista del recettore dei cannabinoidi endogeni per esercitare i suoi effetti neuroprotettivi. Esercita anche un effetto neuroprotettivo attraverso diverse vie di trasduzione del segnale mediate indirettamente dai recettori dei cannabinoidi. Inoltre, previene l'iperfosforilazione della glicogeno sintasi chinasi 3β (GSK-3β) causata da Aβ e può essere considerato un nuovo candidato terapeutico per la malattia di Alzheimer.

Negli ultimi anni le sue azioni biologiche sono oggetto di numerosi studi interessanti che suggeriscono possibili applicazioni terapeutiche.

Le proprietà antinfiammatorie del Cbd sono state ben documentate da numerosi studi attraverso vari meccanismi: riduce l'attività della via Nf-κB e regola l'attivazione del trasduttore di segnale e l'attivatore del fattore di trascrizione (Stat3), riduce la produzione e il rilascio di citochine proinfiammatorie, tra cui IL-1β, IL-6 e Ifnβ, da cellule microgliali attivate da Lps.

Alcuni esempi di applicazioni cliniche riguardano colite, artrite reumatoide, neuroinfiammazione indotta da β-amiloide, chemiotassi dei neutrofili, lesioni da ischemia/riperfusione (I/R), encefalomielite autoimmune e lesione polmonare acuta.

Si comporta da agonista per un'ampia varietà di bersagli recettoriali che svolgono ruoli distinti nei disturbi psichiatrici. Agendo su questi diversi sistemi di recettori produce effetti analgesici, antinfiammatori, ansiolitici e antipsicotici con ulteriori benefici anticonvulsivanti e neuroprotettori.

Esistono attualmente prove limitate relative alla sicurezza e all'efficacia per il trattamento dei disturbi psichiatrici, ma gli studi disponibili hanno riportato potenziali effetti terapeutici per specifiche condizioni psicopatologiche, come disturbi da uso di sostanze, psicosi cronica e ansia.

Sebbene l'uso del Cbd sia stato teorizzato per l'emicrania e le condizioni infiammatorie, fino alla depressione e all'ansia, sono stati condotti solo studi preclinici e pilota in quest’ambito e sono dunque poche le indicazioni cliniche attualmente disponibili.

Nei recenti studi più ampi sui pazienti epilettici, gli effetti collaterali comuni sono risultati sonnolenza, vertigini, secchezza delle fauci, tosse (quando fumato), nausea ed effetti cognitivi. Non sono stati però condotti studi rigorosi sulla sicurezza degli oli fitocannabinoidi "a spettro completo" poiché sono prodotti relativamente nuovi. Sono però stati esaminati gli ingredienti separati, generalmente senza che siano stati rilevati effetti avversi importanti.

Sempre nell’ambito della ricerca preclinica sono stati dimostrati altri ruoli del Cbd, come anticonvulsivante, anti-nausea ed effetti analgesici. Ha anche un effetto neuroprotettivo antiossidante più potente dell'ascorbato o del tocoferolo nei neuroni. Il Cbd è citotossico in molte linee di cellule tumorali ma presenta effetti citoprotettivi su cellule e neuroni normali.

È importante, infine, essere consapevoli della presenza di cannabinoidi sintetici disponibili sul mercato: queste sostanze hanno gravi effetti avversi e hanno portato a ricoveri in seguito a ingestione.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

  • Overview of cannabidiol (CBD) and its analogues: Structures, biological activities, and neuroprotective mechanisms in epilepsy and Alzheimer’s disease. European Journal of Medicinal Chemistry Volume 19215 April 2020
  • Commercial Cannabidiol Caution: A New Gold Rush. Mayo Clinic Proceedings, Volume 95, Issue 1, January 2020, Pages 200
  • Cannabidiol (CBD) use in psychiatric disorders: A systematic review. NeuroToxicology Volume 74September 2019 Pages 282-298
  • S-adenosyl-l-methionine (SAMe), cannabidiol (CBD), and kratom in psychiatric disorders: Clinical and mechanistic considerations. Brain, Behavior, and Immunity Volume 85 March 2020 Pages 152-161
  • Cannabidiol (CBD) and its analogs: a review of their effects on inflammation. Bioorganic & Medicinal Chemistry. Volume 23, Issue 71 April 2015 Pages 1377-1385
  • Clinicians’ Guide to Cannabidiol and Hemp Oils. Mayo Clinic Proceedings. Volume 94, Issue 9. September 2019 Pages 1840-1851
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