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Glisosidi stevioloci, da edulcoranti a potenziali nutraceutici

25 Settembre 2019

Da alcuni anni si sente parlare insistentemente dei glicosidi steviolici, sostanze estratte dalle foglie di una pianta conosciuta con il nome di Stevia rebaudiana Bertoni, impiegati come edulcoranti alimentari all’interno di alimenti ipocalorici e senza zuccheri aggiunti.

Peculiarità di questo additivo è l’intenso potere dolcificante, fino a trecento volte superiore a quello del saccarosio, correlato a un bassissimo apporto calorico.

Ma quali sono le prove dell'efficacia dei glicosidi steviolici sulla salute?

Una recente review danese ha cercato di fare ordine tra i tanti studi presenti in letteratura. L’uso di questi glicosidi provoca riduzioni non significative di Bmi, pressione diastolica, glicemia a digiuno, colesterolo totale e Hdl in soggetti non diabetici, mentre nel sottogruppo diabetico è stato visto un aumento non significativo a favore del placebo nella Ldl e riduzioni non significative a favore della pressione arteriosa sistolica, della diastolica, della glicemia a digiuno, dell'HbA1c e dell'Hdl.

I risultati di quest’ultima review confermano parzialmente ciò che già era emerso circa gli effetti benefici degli steviosidi sui fattori di rischio cardiovascolare e sull’azione ipotensiva, ipoglicemizzante e ipolipidemica.

Non sembra che la stevia incida in modo significativo sulla sazietà e sull'assunzione di energia, suggerendo che il profilo non calorico dei suoi glicosidi sia responsabile della possibile riduzione del peso corporeo o del Bmi, anche se la maggior parte degli studi prevede anche adattamenti dello stile di vita come dieta e/o attività fisica.

Ed è proprio a causa della conoscenza dell’impatto dei cambiamenti nello stile di vita sul profilo di rischio cardiovascolare che la maggior parte di questi risultati deve essere interpretata con cautela. Da una precedente revisione sistematica è stato riportato un abbassamento della pressione arteriosa nei pazienti ipertesi che consumavano stevia per 1-2 anni.

In uno studio della durata di 24 mesi, il consumo di 1.500 mg/die di stevioside, il principale glicoside steviolico contenuto nelle foglie di Stevia rebaudiana Bertoni, ha contribuito a una regolazione della pressione sanguigna inducendo vasodilatazione e un recente lavoro ha mostrato un effetto di riduzione della pressione arteriosa sistolica e diastolica in soggetti ipertesi lievi mediante la somministrazione di 750 mg di Stevia.

Dati interessanti anche sul profilo lipidico: il consumo dell'estratto di stevia su 20 donne ipercolesterolemiche selezionate ha portato a una riduzione significativa di colesterolo, trigliceridi e Ldl e un aumento significativo dell'Hdl.

Dalla revisione sistematica e dalla meta-analisi di Onakpoya, emerge invece che i risultati dei tanti studi sugli animali non si traducono in cambiamenti evidenti nell'uomo, ma la durata degli studi inclusi potrebbe aver influito sull’esito finale, mettendo in luce che per l’uomo sono interessanti gli studi con una durata più lunga.

Da sottolineare che la maggior parte degli studi si basa sulla sicurezza della stevia come dolcificante piuttosto che come trattamento farmacologico e le dosi utilizzate non sono probabilmente abbastanza elevate da indurre cambiamenti fisiologici significativi.

E forse vale la pena ricordare che nonostante le perplessità iniziali, i glicosidi steviolici sono oggi considerati edulcoranti alimentari sicuri e sono forse gli unici additivi in grado di soddisfare contemporaneamente due tra le esigenze più diffuse oggi tra i consumatori: naturalità e ipocaloricità.

Silvia Ambrogio

 

 

Fonti
  • Effect of steviol glycosides on human health with emphasis on type 2 diabetic biomarkers: a systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. Nutrients 2019, 11(9)
  • Effect of the natural sweetener, steviol glycoside, on cardiovascular risk factors: A systematic review and meta-analysis of randomised clinical trials. Eur. J. Prev. Cardiol. 2015, 22, 1575–1587.
  • Effect of improved fitness beyond weight loss on cardiovascular risk factors in individuals with type 2 diabetes in the Look Ahead study. Eur. J. Prev. Cardiol. 2014, 21, 608–617.

 

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