L’integrazione post-menopausa a lungo termine con calcio e vitamina D si correla a una riduzione della mortalità per cancro e a un aumento di quella per malattie cardiovascolari, senza alcun effetto, invece, sulla mortalità per tutte le altre cause. Questi i risultati dell’analisi a 20 anni del Women’s Health Initiative CaD trial, che per 7 anni aveva monitorato l’effetto di calcio (1.000 mg/die) e vitamina D (400 UI/Die) sulla salute femminile in donne in menopausa.

 

Occhio alla supplementazione con calcio in soggetti cardiopatici, soprattutto tra coloro che presentano forme più o meno gravi di stenosi della valvola aortica. L’avvertenza giunge da uno studio pubblicato su Heart, rivista del gruppo Bmj (British medical journal), che ha voluto puntare i fari su un aspetto ancora non chiarito dalla ricerca scientifica, ovvero quanto l’impiego di integratori a base di calcio e vitamina D possa mettere a rischio la salute cardiovascolare nella popolazione anziana, tra quelle che, per prevenire o rallentare la perdita di massa ossea, ne fa più uso.

Valutare il miglior approccio nutrizionale per rallentare la perdita di massa ossea e quindi prevenire l’insorgenza di osteopenia oppure osteoporosi, attraverso la revisione delle evidenze scientifiche presenti in letteratura. Questo l’obiettivo di una review pubblicata di recente su Nutrients e condotta sotto il coordinamento di Mariangela Rondanelli, docente di Scienze e Tecniche Dietetiche all’ Università di Pavia.

L’Istituto superiore di sanità ha pubblicato recentemente le linee guida dal titolo “Diagnosi, stratificazione del rischio e continuità assistenziale delle fratture da fragilità”, sviluppate in collaborazione con l’Università Bicocca di Milano. Dal documento, emergono alcuni dati di grande interesse circa l’integrazione con calcio e vitamina D.

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