Gli italiani in lockdown riscoprono i piatti fatti in casa

17 Giugno 2020

Meno piatti pronti e riscoperta della cucina, tornando a preparare pane e dolci fatti in casa. Inoltre, quasi la metà degli italiani non ha modificato sostanzialmente la propria dieta, ma il 46,1% ha riferito di aver mangiato di più e il 19,5% ha guadagnato peso. Questi alcuni dei principali risultati di uno studio condotto durante il periodo di lockdown da un gruppo di ricerca dell'Università di Padova pubblicato su Foods e realizzato da Federico Scarmozzino e Francesco Visioli, del Dipartimento di Medicina Molecolare.

Il governo italiano ha stabilito il “blocco” il 9 marzo e il 3 aprile gli Autori hanno creato un questionario anonimo che mirava a valutare le più popolari abitudini alimentari degli italiani. L'anonimato era garantito dalla piattaforma e non c'era modo di collegare le e-mail dei partecipanti con le risposte. 

“Abbiamo distribuito il questionario tramite i social media e pubblicato un link su una rivista agricola italiana molto popolare”, racconta Visioli. “Inoltre, gli studenti della facoltà di medicina dell'Università di Padova hanno distribuito il sondaggio tramite contatti personali. Abbiamo chiuso il sondaggio e smesso di raccogliere dati il ​​15 aprile”.

Gli Autori sottolineano come si tratti del primo studio di questo genere e come si sia rivelato abbastanza semplice da strutturare: “Abbiamo raccolto quasi 2 mila questionari in poco tempo, mostrandoci uno strumento di ricerca efficace e facilmente implementabile per future indagini più ampie. La velocità di scambio, ovvero attraverso i social media, ha però selezionato inevitabilmente il campione per età e familiarità con le tecnologie digitali”.

I questionari hanno messo in luce un aumento dei comfort foods, in particolare cioccolato, gelati e dessert (42,5%) e snack salati (23,5%). È emerso che il 21,2% degli intervistati ha aumentato il consumo di frutta e verdura fresca, mentre solo il 33,5% di coloro che hanno dichiarato una riduzione del consumo di questi alimenti ha attribuito tale cambiamento alla minore disponibilità e facilità di acquisto di tali articoli.

“Un altro risultato interessante” sottolinea Scarmozzino, “è la diminuzione dell'acquisto di piatti pronti, sostituiti da piatti fatti in casa, tra cui pane e dolci. Va ricordato che parte degli effetti salutari della dieta mediterranea è attribuita all'abitudine che sta scomparendo di preparare la maggior parte dei pasti a casa e condividerli con amici e familiari, contribuendo in tal modo a un piacevole ambiente sociale. Se l'abitudine ritrovata di cucinare a casa sarà mantenuta, si potrebbe prevedere e auspicare un futuro miglioramento dei profili dietetici”. 

Di studi simili ne sono stati avviati molti in questa pandemia nel mondo con l’obiettivo di fornire ai vari governi nuovi strumenti e razionali scientifici per politiche di educazione sanitaria nelle prossime emergenze. Non solo: “L’esperienza fatta con questa modalità di raccolta dei dati ha messo in luce la potenzialità dei social media e so che hanno appena accettato il primo studio italiano sugli adolescenti, sicuramente un target che ben si presta allo strumento digitale e la cui conoscenza in termini di abitudini alimentari non è ancora così ben definita”, conclude Visioli.

Silvia Ambrogio

 

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