Probiotici nella pratica clinica: dagli Usa linee guida per generalisti e gastroenterologi

17 Giugno 2020

Pubblicate quasi contemporaneamente sul Journal of family practice e su Gastroenterology due review con l’obiettivo di favorire linee di comportamento per i clinici sull’impiego dei probiotici.

La prima, curata da Daniel J. Merenstein, Mary Ellen Sanders e Daniel J. Tancredi, membri dell’ International scientific association for probiotics e prebiotics, evidenzia un’utilità comprovata per le seguenti condizioni: prevenzione della diarrea in corso di terapia antibiotica; riduzione del tempo di pianto nei neonati con coliche; miglioramento dell'efficacia degli antibiotici in caso di vaginosi batterica; riduzione del rischio di infezioni da Clostridium difficile; trattamento della diarrea pediatrica acuta;  riduzione dei sintomi della stipsi.

Di seguito la tabella proposta con le indicazioni dei probiotici più comunemente usati suggerite in base, secondo gli Autori, alle migliori prove oggi disponibili:

 

Su Gastroenterology, invece, sono state pubblicate le linee guida dell'American Gastroenterological Association (Aga) sul ruolo dei probiotici nella gestione di alcune patologie gastrointestinali.

Tre gli ambiti in cui ne è stata riconosciuta l’utilità.

Il primo è in corso di trattamento antibiotico per prevenire l'infezione da C. difficile, sia negli adulti che nei bambini. Nello specifico si raccomanda l’uso di: 1) S. boulardii, 2) Combinazione di L. acidophilus CL1285 e Lactobacillus casei LBC80R, 3) Combinazione di L. acidophilus, Lactobacillus delbrueckii subsp. bulgaricus e Bifidobacterium bifidum, 4) Combinazione di L. acidophilus, L. delbrueckii subsp. bulgaricus, B. bifidum eStreptococcus salivarius subsp. thermophilus.

Seconda indicazione, anche qui negli adulti come nei bambini, in caso pouchite, una complicanza che può occorre in caso malattia infiammatoria cronica intestinale. A tale scopo, Aga suggerisce l'uso della seguente combinazione di otto ceppi: L. paracasei subsp. paracasei DSM 24733, L. plantarum DSM 24730, L. acidophilus DSM 24735, L. delbrueckii subsp. bulgaricus DSM 24734, B. longum subsp. longum DSM 24736, B. breve DSM 24732, B. longum subsp. infantis DSM 24737 e S. salivariu s subsp. DSM 24731.

Infine, in neonati pretermine (meno di 37 settimane di gestazione), a basso peso alla nascita per la prevenzione dell'enterocolite necrotizzante si suggerisce di utilizzare: 1) una combinazione di Lactobacillus spp. e Bifidobacterium spp. (L. rhamnosus ATCC 53103 e B. longum subsp. Infantis; o L. casei e B. breve; o L. rhamnosus, L. acidophilus, L. casei, B. longum subsp. Infantis, B. bifidum e B. longum subsp. Longum; o L. acidophilus e B. longum subsp.infantis; o L. acidophilus e B. bifidum; oppure L. rhamnosus ATCC 53103 e B. longum Reuter ATCC BAA-999; oppure L. acidophilus, B. bifidum, B. animalis subsp. lactis e B. longum subsp. longum ): 2) B. animalis subsp. lactis (incluso DSM 15954), 3) L. reuteri (DSM 17938 o ATCC 55730) o 4) L. rhamnosus (ATCC 53103 o ATC A07FA o LCR 35).

Non vi sono ancora prove sufficienti, secondo Aga, per l’impiego di probiotici nei seguenti casi:  trattamento di malattia di Crohn, colite ulcerosa, sindrome dell'intestino irritabile e infezione da C. difficile. Inoltre, si sconsiglia l'uso di probiotici in caso di gastroenterite infettiva acuta nei bambini.

Nicola Miglino

 

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