Nuovi dati dal Dash trial: frutta e verdura si confermano scudo per il cuore

27 Maggio 2020

Si conferma il ruolo protettivo per il cuore di una dieta ricca di frutta e verdura. Da poco, infatti, è stato pubblicato sugli Annals of internal medicine uno studio osservazionale, retrospettivo che ha analizzato i dati dello studio Dash condotto in Usa tra il 1994 e il 1996 focalizzandosi sul rapporto tra dieta e alcuni marker biochimici di salute cardiovascolare e infiammazione.

Si ricorderà che il Dash era un trial randomizzato di otto settimane volto a valutare l’effetto di tre tipologie di dieta su pressione sanguigna e c-Ldl in persone di mezza età senza pregressa cardiopatia. Le tre diete erano una di controllo, tipicamente americana, povera di calcio, magnesio, potassio e ricca in grassi e proteine; una seconda, simile alla prima ma molto più abbondante in frutta e verdura e meno carica di dolci e snack e una terza, la Dash, appunto, ricca di frutta, verdura, latticini magri, con moderate quantità di cereali integrali, legumi, noci, pesce e pollame e ridotto consumo di carne rossa, dolci e bevande zuccherate.

La nuova analisi comparsa sugli Annals ha preso in esami campioni di sangue di 326 dei 459 partecipanti al Dash, andando a verificare gli effetti delle singole diete su tre marcatori di danno sublicnico: troponina ad alta sensibilità (hs-cTnI, marker di danno miocardico), pro-peptide natriuretico di tipo B (Nt-proBnp, marker di stress muscolare cardiaco) e proteina C-reattiva (hs-Crp, marker di infiammazione).

Rispetto al gruppo di controllo, le altre due diete registravano una riduzione significativa simile di hs-cTnI e Nt-proBnp, pari, rispettivamente, - 0,5 ng/L e - 0,3 pg/mL e nessuna differenza, sull’ hs-Crp.

Secondo gli autori, la maggiore quantità di potassio, magnesio e fibre può in parte spiegare gli effetti osservati con la dieta Dash e quella più ricca in frutta e verdura rispetto al controllo. La proteina C-reattiva, a loro giudizio, non è variata perché strettamente legata a sovrappeso/obesità e, pertanto, suscettibile di oscillazioni in caso di diete dimagranti e tali non erano quelle prese in esame nel Dash trial.

“Lo studio suggerisce che mangiare frutta e verdura attenua eventuali danni cardiaci subclinici, anche nelle persone in buona salute cardiovascolare, come quelle incluse nel trial Dash”, si sottolinea in un editoriale di commento che accompagna la pubblicazione. “Interessante anche il fatto che la ricerca non evidenzia variazioni nelle concentrazioni circolanti di hs-Crp tra le diverse tipologie di dieta, segno che l'effetto protettivo su danno miocardico e stress cardiaco potrebbe non essere correlato a meccanismi infiammatori quanto, piuttosto, a un’azione antiossidante o di protezione del Dna da eventuali danni. In generale, comunque, è bene ribadire che un elevato consumo di frutta e verdura rappresenta la base di una dieta sana. Sulle quantità, le indicazioni variano. Nello studio Predimed un consumo di almeno nove porzioni di frutta e verdura al giorno ha dimostrato di ridurre del 40% l’incidenza di eventi cardiovascolari rispetto a un consumo fino a cinque porzioni. Una recente metanalisi, inoltre, ha concluso che per ogni aumento di 2,5 porzioni/die di frutta e/o verdura, il rischio di malattia coronarica diminuisce in un range tra l'8% e il 16%, quello di ictus tra il 13% e il e 18%, quello di malattia cardiovascolare tra l’8 e il 13% e il rischio di mortalità per tutte le cause tra il 10 e il 15%. Per consumi superiori alle 10 porzioni al giorno, questi rischi si riducevano rispettivamente del 24%, 33%, 38% e 31%. Gli alimenti con maggiori benefici sono risultati essere mele, pere, agrumi, verdure a foglia verde, crucifere, pomodori e insalate fresche. Su queste basi, le raccomandazioni sono di aumentare l'assunzione di frutta e verdura ad almeno 10 porzioni al giorno, indipendentemente dallo stato di salute”.

Nicola Miglino

 

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