Immunità, dieta e microbiota: cosa imparare dalla pandemia

14 Maggio 2020

Si è fatto un gran discutere, in questi ultimi mesi, dello stato infiammatorio che altera il sistema immunitario nei pazienti colpiti da Covid-19, aggravandone il quadro clinico e la prognosi. Molti i suggerimenti, spesso fuorvianti, sulle strategie di difesa. Di certo, non si può prescindere dalla considerazione che il 70-80% delle cellule immunitarie del nostro organismo si trovi nell’intestino, in stretta correlazione con il microbiota e che, dunque, la varietà di alimenti e nutrienti introdotti con la dieta giochino un ruolo chiave nel regolare questo complesso sistema. Ne abbiamo parlato con Mauro Serafini, docente di Alimentazione e Nutrizione umana all’Università di Teramo

Prof. Serafini, qual è innanzitutto il confine tra eubiosi e disbiosi?

Il microbiota è costituito dall’insieme di tutti i microbi che abitano dentro e sulla superficie del nostro corpo: il loro numero è pari a 10 volte quello delle nostre cellule, che sono circa 10 mila miliardi. L’insieme dei microbi presenti nell’intestino rappresenta il microbiota intestinale, sottoinsieme del microbiota corporeo, ed è composto da circa 500 specie di batteri diverse tra loro, divise in 45 generi e 14 famiglie, sebbene questo sia un numero indicativo. La sua composizione è differente da individuo ad individuo ed è fortemente influenzata dalla nutrizione, dallo stile di vita, dall’ambiente e da fattori genetici. La condizione di omeostasi, cioè di equilibrio dinamico che caratterizza un microbiota fisiologico prende il nome di eubiosi, quando ci si allontana da tale situazione d’equilibrio, si sviluppa una condizione di disbiosi, che è in genere associata a una situazione di infiammazione cronica e rappresenta un fattore di rischio per le malattie dell’intestino e per le malattie degenerative, come le malattie cardiovascolari. 

Che rapporto c’è tra sistema immunitario e microbiota intestinale?

L’influenza dei batteri sulla funzione immunitaria è suggerita dalla presenza nell’intestino di un numero enorme di cellule immunitarie, circa il 60% sono presenti nella mucosa intestinale, l’epitelio è specializzato nell’assorbimento e nel trasporto degli antigeni deputati all’induzione di una risposta immunitaria attiva. L'interazione del microbiota con il sistema immunitario è ovviamente un fattore cruciale in questo equilibrio: i ceppi colonizzanti “positivi”, che riflettono corretta alimentazione e stile di vita, ostacolano la colonizzazione dell’intestino da parte di nuovi microbi, tra cui i patogeni, e ottimizzano i meccanismi immunitari della mucosa. I batteri sono in grado di metabolizzare molecole complesse dalla digestione, favorendo la formazione di metaboliti ad azione antinfiammatoria o la sintesi di sostanze utili come la vitamina K.

Quali ceppi batterici interferiscono positivamente e quali negativamente?

A mio avviso, vista l’enorme popolazione oggetto di studio, è difficile caratterizzare esattamente lo stato ottimale di eubiosi, anche perché è diverso per ogni individuo, sebbene si possano identificare delle configurazioni microbiche migliori di altre. In quest’ottica, Lattobacilli, Eubatteri e Bifidobatteri appartengono alla categoria dei “buoni” e Stafilococchi,  Clostridi e Proteus sono i batteri “cattivi”,  Coli, Enterococchi e Batteroidi possono giocare ruoli diversi nelle varie condizioni metaboliche.

Acidi grassi a catena corta: che ruolo hanno come mediatori della funzione immunitaria?

Gli acidi grassi a catena corta possiedono una coda alifatica in cui si contano meno di sei atomi di carbonio e sono l’acido acetico, l’acido propionico, l’acido isobutirrico, l’acido butirrico, l’acido isovalerico, l’acido valerico, l’acido caproico l’acido lattico e l’acido succinico. Essi vengono prodotti durante la fermentazione della fibra alimentare che è il substrato per la sintesi di acidi grassi a corta catena. Possono modulare l’aderenza cellulare, stimolare la maturazione e il corretto funzionamento dei linfociti T ed esercitano un’azione antinfiammatoria. La fibra stimola la proliferazione della flora batterica simbionte a discapito dei batteri patogeni e dei loro metaboliti tossici.

In che modo l’alimentazione può influire in questo processo?

Ogni giorno riceviamo una mole enorme di informazioni su diversi alimenti, spesso definiti come Superfood, che sono in grado di esercitare un effetto antiossidante, antinfiammatorio o immuno- modulante che ci fanno sognare la vita eterna. Molto spesso queste informazioni non sono supportate da alcuna evidenza scientifica nell’essere umano, che rappresenta l’utilizzatore finale di questi alimenti e il luogo d’eccellenza dove l’alimento svolgerà il suo effetto, soprattutto per il sistema immunitario. Il mito del Superfood dovrebbe essere cancellato dai nostri ricordi e non dovrebbe indirizzare le nostre scelte alimentari. Basti pensare all’impossibilità di associare al consumo di un solo alimento le alte frequenze di longevità che riscontriamo nelle cinque “zone blue” del mondo: l’alimentazione dei sardi è completamente diversa da quella dei giapponesi di Okinawa o dei greci di Icaria, in termini di singoli alimenti. In tutte queste zone, però, possiamo identificare alcuni comportamenti alimentari comuni: una prevalenza di alimenti di origine vegetale, frutta, verdura e legumi, un basso apporto di alimenti processati, una frugalità e quindi un ridotto apporto calorico che insieme a tanti altri fattori giocano un ruolo nella longevità osservata in queste zone.

Quali alimenti e quali nutrienti meglio di altri?

Il microbiota intestinale “elabora” il nostro stile di vita e quello che noi mangiamo, modulando la resistenza agli agenti stressogeni. Il percorso da intraprendere per evitare stati infiammatori, non stressare il sistema immunitario, mantenendo l’omeostasi fisiologica, si deve basare su un’alimentazione che preveda una forte base di alimenti di origine vegetale, in grado di apportare composti bioattivi, selezionare un microbiota funzionale e di conseguenza esercitare un effetto antinfiammatorio e immuno-protettivo.

Esistono strategie nutrizionali utili alla riduzione di processi infiammatori?

La riduzione dei fenomeni di stress post-prandiale durante i pasti rappresenta una strategia semplice e funzionale. Ogni volta che noi mangiamo alimenti calorici o nutrizionalmente sbilanciati, il nostro organismo produce una risposta immunitaria/infiammatoria di difesa che si esaurisce nel giro di 6-8 ore a seconda delle calorie e del tipo di sostanze, che introduciamo. Al fine di ridurre questo stress e impedire che diventi una condizione cronica, dobbiamo sempre e dico sempre, associare ai nostri pasti degli alimenti di origine vegetale, frutta, verdura, legumi e così via,  in quanto grazie al loro contenuto di sostanze bioattive, flavonoidi, fibre, vitamine, sali minerali, ridurremo questo stress, selezioneremo un microbiota in eubiosi ed eviteremo di far innalzare e cronicizzare i livelli d’infiammazione del nostro corpo, che rappresentano un segnale d’allarme per l’insorgenza delle patologie degenerative, come mostrato da nostri, e di altri, studi d’intervento nell’uomo.

Prebiotici, probiotici e postbiotici: che ruolo giocano in questa partita?

Il termine probiotico include quei microrganismi che si dimostrano in grado, una volta ingeriti in adeguate quantità, di esercitare funzioni benefiche per l'organismo. Gli alimenti/integratori con probiotici sono quelli che contengono, in numero sufficientemente elevato, microrganismi probiotici vivi e attivi, in grado di raggiungere l'intestino, moltiplicarsi ed esercitare un'azione di equilibrio sulla microflora intestinale mediante colonizzazione diretta. Si tratta quindi di alimenti in grado di promuovere e migliorare le funzioni di equilibrio fisiologico dell'organismo attraverso un insieme di effetti aggiuntivi rispetto alle normali attività nutrizionali.

I prebiotici sono le sostanze non digeribili di origine alimentare che, assunte in quantità adeguata, favoriscono selettivamente la crescita e l'attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale o assunti insieme al prebiotico. Gli alimenti/integratori con prebiotici contengono in quantità adeguata, molecole prebiotiche in grado di promuovere lo sviluppo di gruppi batterici utili all'uomo. Di fondo i probiotici per vivere e proliferare hanno bisogno di corretto nutrimento: il nutrimento dei probiotici sono i prebiotici.

postbiotici, infine, sono prodotti di derivazione batterica. In particolare, derivano dai batteri che vengono rilasciati durante i processi di fermentazione di matrici alimentari. Si tratta di sostanze che vanno ad agire in maniera indiretta sui tessuti dell’organismo ospite e/o su altri ceppi batterici contribuendo in questo modo a veicolare gli effetti positivi dei probiotici stessi. Sebbene gli studi siano ancora limitati, le sostanze post-biotiche prodotte dai batteri sembrerebbero esercitare effetti antinfiammatori a livello della mucosa intestinale.

Nicola Miglino

 

 

Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…