Gravidanza e allattamento, in Usa integrazione eccessiva e senza controllo qualificato

11 Marzo 2020

Negli Stati Uniti, la maggior parte delle donne in gravidanza e in allattamento fa uso di integratori alimentari a dosaggi superiori rispetto a quanto raccomandato. È bene, perciò, che medici e nutrizionisti abbiano l’occhio vigile, per consigliarne l’impiego nella maniera più corretta e mirata. Il monito arriva da uno studio americano, condotto dalla Purdue University, nell’Indiana, in collaborazione come le università dello Utah e del Colorado e pubblicato su Obstetric & Ginecology.

L’analisi ha preso in esame i dati di circa 10 mila donne tra i 20 e i 44 anni all’interno della National health and nutrition examination survey condotta tra il 1999 e il 2014. Nello specifico, si è trattato di 1.314 donne in gravidanza, 297 in allattamento e 8.096 controlli (né incinte né in allattamento). Tramite questionario, per tutte sono stati registrati diversi dati: uso di integratori nei 30 gg precedenti l’intervista, tipologia, dosaggi e motivi della scelta.  Altri indicatori utilizzati sono stati le differenze legate all’età, al trimestre di gravidanza e alla quantità complessiva consumata.

I risultati hanno messo in evidenza che il 77% delle donne incinta e il 70% di quelle che allattavano facevano uso di almeno un integratore, percentuale che si attestava al 45% tra i controlli. Più nello specifico, il 64% delle donne in gravidanza e il 54% delle lattanti aveva fatto uso di integratori prenatali. Il consumo medio di tiamina, riboflavina, niacina, acido folico, vitamine B6-B12-C, ferro e zinco si attestava a livelli pari o superiori a quelli previsti dalle dosi giornaliere raccomandate (Rda). Magnesio e colina e iodio erano invece al di sotto.

Soltanto il 50% delle donne in gravidanza e il 40% di quelle in allattamento seguiva le indicazioni di un professionista e, tra le prime, le meno inclini all’uso di integratori sono risultate quelle sino al terzo mese, tra i 20 e i 34 anni e nella fascia delle meno abbienti.

Queste le conclusioni degli Autori: “Negli Stati Uniti, la maggior parte delle donne in gravidanza o che allattano fa uso di integratori a dosi più elevate di quelle raccomandate. Gli stessi acido folico e zinco, fortemente indicati in gravidanza, sono consumati in quantità eccessive. Gli alti dosaggi possono essere anche appropriati ma solo se consigliati da esperti in caso di particolari condizioni cliniche. Di contro, l'uso di integratori contenenti iodio, magnesio e colina si è rivelato relativamente basso in generale tra tutte le donne coinvolte nell’analisi. I professionisti della salute devono tenere alta la guardia e informare in maniera appropriata le donne sul ruolo di una dieta corretta e del giusto impiego di supplementi nutrizionali, in particolare per ciò che concerne acido folico e ferro. Ricordiamo che le raccomandazioni delle maggiori società scientifiche americane in ambito ginecologico e riproduttivo indicano necessario, in caso di gravidanza pianificata, un counselling nutrizionale per accertarsi che siano assicurati i corretti fabbisogni di micro e macro-nutrienti”.

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