Rischio cardiovascolare: il fattore protettivo chiamato curcumina

16 Ottobre 2019

La curcumina, nei pochi trial clinici oggi disponibili, si sta dimostrando efficace nel migliorare la funzione endoteliale, candidandosi a fattore protettivo in ambito cardiovascolare. Queste le conclusioni di una review pubblicata su Current opinion in clinical nutrition and metabolic care, in cui gli autori hanno preso in esame i lavori più rilevanti degli ultimi 18 mesi sull’azione della curcumina a livello vascolare, in relazione a età e obesità, ipotizzando anche alcuni meccanismi biochimici implicati.

Disfunzione endoteliale e irrigidimento delle arterie di grosso calibro quali aorta e carotide, conseguenza dei processi di invecchiamento e dell’obesità, sono i due fattori che incidono maggiormente sull’alterazione della funzione vascolare. Gran parte dei meccanismi biochimici scatenanti è legata a fenomeni di stress ossidativo e infiammatori.

La dieta può giocare un ruolo protettivo e i polifenoli si sono rilevati micronutrienti a elevata capacità antiossidante e antinfiammatoria. “Tra questi, la curcumina ha dimostrato di migliorare la salute delle arterie, sia nei processi legati all’invecchiamento, sia in caso di obesità” sottolineano gli autori.  “Per questo abbiamo ritenuto meritasse una particolare attenzione, in relazione ai possibili effetti protettivi a livello cardiovascolare, analizzando la letteratura dell’ultimo anno e mezzo alla ricerca di indicazioni cliniche e spunti di riflessione sui meccanismi di azione. I risultati del nostro lavoro confermano le premesse. Esistono pochi studi clinici su cui poter ragionare e quelli attualmente disponibili sono di piccole dimensioni. Ciononostante, però, emergono prove incontrovertibili di come la curcumina sia in grado di migliorare la funzione endoteliale negli anziani e di ridurre l’ispessimento arterioso in uomini obesi e di giovane età”.

I meccanismi biochimici sembrano legati a molteplici azioni. Innanzitutto, una soppressione dell’attività dalla Nadph ossidasi, enzima che favorisce la produzione di radicali liberi, e concomitante promozione dell’azione della superossido dismutasi, vero e proprio spazzino delle specie libere dell’ossigeno. La curcumina sembra inoltre in grado di stimolare l’azione di Ho-1 (Eme-ossigenasi 1), enzima appartenente alla classe delle ossidoreduttasi con effetto protettivo sulla parete arteriosa, promuovendo l'attività antiinfiammatoria, inibendo la proliferazione delle cellule muscolari lisce e, soprattutto, inducendo la riparazione dell'endotelio danneggiato. Infine, favorisce l’azione di Nrf2, il fattore di trascrizione nucleare eritroide-2 che regola l’espressione genica di una grande varietà di enzimi citoprotettivi antiossidanti.

Alcune considerazioni finali poi, sugli aspetti legati a dosaggi, formulazioni, biodisponibilità: “La curcumina libera è scarsamente assorbita, subisce un rapido metabolismo e una rapida eliminazione”, conclude il lavoro. “Sono state sviluppate soluzioni che consentono maggiore biodisponibilità in virtù dell’aggiunta di adiuvanti piuttosto che della messa a punto di formulazioni a dispersione molecolare o che  incorporano fosfolipidi, micelle, liposomi, nanoparticelle, in grado di interferire con i processi di degradazione. In virtù di tutto questo è oggi difficile definire un dosaggio standard. Sulla base delle più recenti evidenze, l’effetto maggiore a livello arterioso si ottiene con un range giornaliero che varia dai 158 ai 2.000 mg, proprio in relazione al tipo di formulazione pensata per migliorare la biodisponibilità, benché anche su questo fronte riteniamo necessarie ulteriori indagini”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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