Dieta e nutraceutici nella malattia prostatica

10 Ottobre 2019

L’impiego di estratti vegetali in ambito urologico per il trattamento di svariati disturbi a carico della ghiandola prostatica va via via sempre più diffondendosi, anche in relazione al fatto che la ricerca farmacologica in questo campo segna il passo da diversi anni.

Un gruppo interdisciplinare di clinici italiani ha così deciso di fare il punto sull’impiego dei nutraceutici nella prevenzione e nel trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna (Ipb) e del cancro prostatico, pubblicando un focus sull’Archivio italiano di urologia e andrologia, organo ufficiale di Sia (Società italiana di andrologia), Sieun (Società italiana di diagnostica integrata in urologia, andrologia, nefrologia), Siuro (Società italiana di urologia oncologica) e Urop (Urologi ospedalità gestione privata).

La dieta, prima di tutto

Prima di passare in rassegna le varie tipologie di nutraceutici, gli Autori hanno voluto sottolineare il ruolo della dieta nell’incidenza e nel trattamento della malattia prostatica. Nello specifico, si sottolinea come la dieta mediterranea sia ricca di nutrienti con proprietà antiossidanti legati al consumo di olio d’oliva, nonché di fibre, frutta, verdura, legumi e cereali che, insieme a un moderato apporto di prodotti derivati dal latte e di vino che fungono da fattore protettivo per il cancro alla prostata. Allo stesso modo, un basso apporto di proteine ​​animali e un alto consumo di frutta e verdura, licopene e zinco si confermano un fattore protettivo per l'iperplasia prostatica benigna.

Serenoa repens e altre piante

Nel trattamento dei sintomi dell'Ipb, Serenoa repens è stata studiata in monosomministrazione o, più frequentemente, in combinazione con altre piante medicinali, alfa-bloccanti e inibitori della 5- alfa reduttasi (5-Ari). Le più recenti meta-analisi ne hanno evidenziato un'efficacia simile, se non inferiore, a quella di finasteride e tamsulosina, ma chiaramente superiore a quella del placebo nel trattamento dei sintomi lievi e moderati delle basse vie urinarie (Luts) e della nicturia.

Per quanto riguarda altre piante, Urtica dioica, Pygeum africanum e Curcubita pepo possono essere considerati in aggiunta alle terapie standard, un impiego supportato da studi che mostrano il miglioramento degli indici Ipss (International prostatic syntoms score) e flussimetrici.

Carotenoidi e sali minerali

Sul fronte carotenoidi e integratori minerali, la combinazione di licopene e selenio con Serenoa repens si è dimostrata in grado di ridurre l'infiammazione in sezioni istologiche di prostata e migliorare ulteriormente i sintomi e flusso urinario in pazienti con Ipb in trattamento con tamsulosina. Effetti simili si ottengono anche con altri carotenoidi, come l'astaxantina e/o con lo zinco e vi sono studi clinici che evidenziano l’efficacia sui sintomi Ipb di alcuni polifenoli quali quercitina, equolo e curcumina.

Estratti di polline, Beta-sitosterolo, Pea

L'estratto di polline è una miscela di componenti naturali (aminoacidi, carboidrati, lipidi, vitamine, fitosteroli e minerali) in grado di inibire diverse sintesi di citochine, prostaglandine e leucotrieni con un potente effetto antinfiammatorio. Da un punto di vista clinico, si sono dimostrati in grado di migliorare significativamente sintomi e qualità della vita nei pazienti affetti da sindrome del dolore pelvico cronico e prostatite cronica.

Il Beta-sitosterolo, sterolo largamente diffuso nel mondo vegetale, è in grado di migliorare i sintomi urinari e le misure del flusso minzionale, ma non di ridurre le dimensioni della ghiandola prostatica.

La palmitoiletanolamide (Pea), amide di un acido grasso di natura endogena appartenente alla classe degli agonisti dei fattori nucleari, ha effetti antinfiammatori e neuroprotettivi e può giocare un ruolo interessante nella gestione della sindrome del dolore pelvico cronico e del dolore urologico cronico.

Cancro prostatico

Diversi prodotti di origine vegetale sono stati sottoposti a indagini precliniche, in vitro e in vivo, per la loro potenziale attività farmacologica contro il cancro alla prostata, mentre sono ancora pochi, benché significativi, gli studi epidemiologici o clinici condotti in quest’ambito. Alcune specie di piante meritano un'indagine più intensa, come la Camelia sinensis (tè verde o nero), il Solanum lycopersicum (pomodoro comune), il Glycine max (soia comune) e il Linum usitatissimum (lino).

Nicola Miglino

 

 

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