Fragilità nell’anziano, studio svela il ruolo protettivo dei micronutrienti

11 Settembre 2019

Negli anziani la carenza di vitamine e antiossidanti è strettamente correlata alla fragilità e la supplementazione con integratori o alimenti fortificati si rivela come la strategia più efficace per porvi rimedio. Queste le conclusioni del gruppo di ricerca del “The irish longitudinal study on ageing (Tilda)”,  presso il Trinity college di Dublino, pubblicate su The journal of post-acute and long-term medicine.

Con il termine di fragilità si identifica una sindrome cronica reversibile che colpisce fino al 25% degli adulti di età superiore ai 65 anni e oltre la metà degli ove 80, caratterizzata da un declino generale della funzione fisica, con perdita di peso, debolezza, lentezza, basso livello di attività e spossatezza. Lo studio Tilda ha esaminato l'associazione tra i livelli di vitamina B12, acido folico, vitamina D, luteina e zeaxantina con la  presenza di fragilità.

Le vitamine del gruppo B (B12 e folati) sono importanti per diversi processi cellulari, tra cui la riparazione del Dna e il metabolismo energetico. La vitamina D è essenziale per il metabolismo osseo, la forza muscolare e l'umore. Luteina e zeaxantina hanno proprietà antiossidanti e antinfiammatorie importanti per la salute di occhi e cervello.

L’analisi è stata effettuata sui dati, risalenti al periodo 2009-2011, di una coorte di circa 4 mila persone di età superiore ai 50 anni afferenti al database di Tilda, un programma di studio che raccoglie ogni due anni informazioni su salute e invecchiamento della popolazione irlandese.

L’analisi ha messo in correlazione i livelli di micronutrienti con lo stato di pre-fragiità o fragilità stabilito da tre dei questionari più frequentemente utilizzati allo scopo (Frailty Phenotype, Frailty Index, Frail Scale).

Incrociando i dati emerge come livelli più bassi di luteina, zeaxantina e vitamina D si associno non soltanto alla fragilità conclamata, ma anche alle fasi precedenti, la cosiddetta pre-fragilità, una sorta di precursore subclinico della situazione cronica. Per quanto riguarda le carenze di vitamine del gruppo B, c’è una stretta correlazione con stati di fragilità e bassi livelli in contemporanea di più micronutrienti determinano situazioni di gravità variabile in proporzione al deficit.

Rose-Anne Kenny, coordinatore del progetto Tilda: "La fragilità si manifesta quando un certo numero di organi e apparati del nostro organismo perdono la capacità di riprendersi dopo eventi anche banali. Comunemente associata all'invecchiamento, può verificarsi in persone di qualsiasi età che hanno magari subìto interventi chirurgici importanti, piuttosto che infezioni gravi o in seguito a trattamenti antitumorali. Il segno distintivo della fragilità è la debolezza muscolare. Se viene riconosciuta nelle sue fasi iniziali, può essere reversibile. Di contro, più a lungo persiste, più difficilmente è trattabile, tendendo a peggiorare progressivamente".

Secondo Aisling O'Halloran, autore principale dello studio, si tratta dell’analisi più ampia condotto sinora in quest’ambito che evidenzia come un basso stato di micronutrienti possa agire da marker facilmente modificabile nonché da bersaglio per un eventuale intervento in soggetti di età pari o superiore a 50 anni.

Conclude Eamon Laird, co-autore dello studio: "Ancora una volta abbiamo evidenza di come i micronutrienti siano associati a migliori esiti sulla salute negli anziani. Tuttavia, in Irlanda manca ancora una politica di incentivi alla promozione di alimenti fortificati, con il rischio di non cogliere l’opportunità di una strategia di profilassi efficace ed economica”.

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