I ricercatori hanno analizzato i dati di 53.553 donne presenti nel database del The Nurses’ Health Study e di 27.916 uomini di quello dell’Health Professionals Follow-up Study, tutti senza patologie cardiovascolari o tumorali all’inizio del periodo preso in considerazione. Nella fattispecie, hanno valutato come i cambiamenti nel consumo di carne rossa dal 1986-1994 si correlavano con i tassi di mortalità nel periodo 1994-2002 e, viceversa, come variazioni dietetiche tra il 1994 e il 2002 fossero predittivi di mortalità negli anni 2002-2010.
Bastava, in otto anni, una mezza porzione in più al giorno di carne rossa lavorata per aumentare il rischio di mortalità per qualsiasi causa del 13% negli otto anni successivi. Con la carne non trasformata il rischio scendeva al 9%. Il maggior pericolo è risultato indipendente da età, livello di attività fisica, qualità della dieta, stato di fumatore o consumo di alcol.
I risultati dello studio hanno anche dimostrato che una diminuzione del consumo di carne rossa unita a un aumento di noci, pesce, carni bianche, latticini, uova, cereali integrali o verdure per otto anni era associata a un minor rischio di morte negli otto anni successivi.
I ricercatori suggeriscono che l'associazione tra consumo di carne rossa e aumento della mortalità può essere dovuta a una combinazione di fattori che favoriscono la comparsa di disturbi cardiometabolici, quali la presenza di grassi saturi, colesterolo, ferro, conservanti e composti cancerogeni prodotti dalla cottura ad alte temperature. Recentemente, inoltre, il consumo di carne rossa è stato collegato alla produzione da parte del microbiota intestinale di trimetilammina-N-ossido (Tmao), in grado di favorire l'aterosclerosi.
"Questo studio a lungo termine fornisce ulteriori prove del fatto che ridurre l'assunzione di carne rossa a favore di un maggior consumo di altre fonti proteiche, piuttosto che di cereali integrali e verdure può ridurre il rischio di morte prematura. Per ottenere effetti benefici sia sulla salute umana sia in termini di sostenibilità ambientale, è importante adottare una dieta mediterranea o comunque che privilegi il ricorso ad alimenti vegetali", sottolinea Frank Hu, docente di nutrizione ed epidemiologia alla T.H. Chan School of Public Health di Harvard e principale autore dello studio.