Vitamina C utile supporto per ridurre tempi di degenza in terapia intensiva

05 Aprile 2019

Un recente lavoro condotto da Harri Hemila dell’Università di Helsinki e da Elizabeth Chalker dell’Università di Sidney ha dimostrato “un’evidenza statisticamente molto significativa” del ruolo svolto dalla vitamina C nel ridurre il tempo trascorso dai pazienti nel reparto di terapia intensiva.

Già studi precedenti avevano evidenziato effetti benefici della vitamina C su pressione sanguigna, infezioni, broncocostrizione, fibrillazione atriale e insufficienza renale anche se poi le ricadute cliniche non sono state così chiare. Gli scienziati hanno descritto la Vitamina C come “un ingrediente alimentare funzionale” perché risulta “biologicamente attiva” e ha “effetti clinicamente testati” che aiutano a prevenire, gestire e trattare le patologie croniche. Nello studio, sono stati quindi utilizzati i dati raccolti in 18 sperimentazioni che hanno coinvolto 2004 pazienti, 13 delle quali su soggetti sottoposti a interventi di cardiochirurgia.

Obiettivo era valutare se la vitamina c aiutasse ad accorciare i tempi sia di permanenza in terapia intensiva, sia della ventilazione meccanica. In 12 trial, per complessivi 1.766 pazienti, si è registrata una riduzione della durata della terapia intensiva del 7,8%, mentre in 6, nei quali era stata somministrata una dose giornaliera di 1-3 g di vitamina C (pari a una media di 2 g /die), si è calcolata una riduzione pari all’8,6%.

Inoltre, in 3 gruppi sperimentali di pazienti che necessitavano di ventilazione artificiale, la vitamina C ha ridotto ne ha ridotto la durata del 18,2%. Considerato che il reparto di terapia intensiva si prende cura di pazienti in condizioni molto critiche, che devono usufruire di strumentazioni sofisticate e ricevere assistenza da personale altamente specializzato 24 ore al giorno, la possibilità di ridurre la durata di tali cure risulta importante non solo per il paziente ma anche per la struttura ospedaliera.

“Ulteriori studi” precisano gli autori “dovranno analizzare l’effetto dose-risposta e confrontare direttamente gli effetti della somministrazione orale ed endovenosa”.

Anna Fasoli

 

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