Curcumina migliora il dolore in caso di artrosi del ginocchio

16 Settembre 2020

Conferme per la curcumina come antidolorifico in caso di artrosi del ginocchio. Giungono dall’Australia, dove un gruppo di ricercatori dell’Università della Tasmania ha voluto verificare, in un trial randomizzato, in doppio cieco, controllato vs placebo, l’efficacia dell’estratto di Curcuma longa nel controllare il dolore e nel migliorare i processi effusivi sinovite-correlati in 70 persone colpite da artrosi del ginocchio. I risultati dello studio sono stati pubblicati nei giorni scorsi sugli Annals of internal medicine.

Settanta i partecipanti, divisi in due gruppi cui sono stati somministrati curcumina 500 mg/Bid o placebo per 12 settimane. Le variazioni del sintomo dolore sono state misurate a inizio e fine trattamento attraverso la scala visuo-analogica (Vas), mentre quelle del volume di liquido sinoviale attraverso risonanza magnetica. Come obiettivi secondari, un’ulteriore valutazione del dolore tramite il Western Ontario and McMaster universities osteoarthritis Index (Womac) e alcuni parametri relativi allo “stato di salute” della cartilagine.

I risultati hanno messo in evidenza un modesto ma significativo miglioramento del dolore (- 9,1 mm sulla scala Vas; - 47,2 mm sul Womac index) mentre nessun effetto benefico si è osservato sul tempo di rilassamento in T2 della cartilagine femoro-tibiale, una misura di risonanza che valuta il processo degenerativo sinoviale.

L’incidenza di effetti collaterali si è rilevata simile nei due bracci: 14 nel gruppo curcumina e 18 per il placebo. Solo due nel primo e cinque nel secondo, però, secondo gli Autori, erano legati al trattamento.

“Il nostro studio evidenzia come la curcumina si sia rivelata più efficace del placebo nel migliorare il dolore ma non la produzione di liquido o la composizione della cartilagine2, concludono i ricercatori. “Tra i limiti dello studio, riconosciamo l’esiguità del campione e la breve durata del trattamento. Su queste basi, auspichiamo trial multicentrici su numeri più ampi per interpretare al meglio il significato clinico di questi risultati”.

Nicola Miglino

 

 

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