Pubblicato in Videointerviste
Alessandro Colletti
Dipartimento di Scienza e tecnologia del farmaco, Università degli studi di Torino
Pianta arborea diffusa prevalentemente nella regione Magrebina, nel Sud-Est Asiatico e nel territorio indiano, dalla cui corteccia è possibile estrarre una resina particolarmente nota per la presenza dei cosiddetti Akba, ovvero gli acidi chetoboswellici, noti per le loro proprietà antinfiammatorie. Gli Akba sono stati oggetto di diversi studi in vari ambiti, in particolare nella colite ulcerosa dove la Boswellia titolata in Akba ha mostrato di essere una buona alternativa alla terapia convenzionale in fase di remissione. Studiata anche in ambito oncologico, in particolare nei gliomi maligni dove alte dosi hanno dimostrato di ridurre il rischio di edema da radioterapia. Negli ultimi anni si è andati alla ricerca di nuove soluzioni formulative a causa della scarsa permeabilità intestinale. Particolarmente efficaci si sono rivelate le forme fitosomiali, come evidenziato da studi recenti sull’osteoartrite. Sul fronte sicurezza, la Boswellia è generalmente ben tollerata. La letteratura segnale possibili effetti gastroenterici transitori (nausea, vomito, discomfort intestinale), soprattutto con dosaggi elevati