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Perché le noci proteggono dal rischio cardiometabolico

16 Febbraio 2022

Diversi modelli dietetici considerati “sani”, come la dieta mediterranea, la dieta Dash o la dieta vegetariana, condividono un consumo quotidiano di frutta e verdura, comprendendo però, anche la frutta a guscio tra gli alimenti chiave. In particolare, il consumo frequente di noci è stato inversamente associato a minor rischio di malattie cardiovascolari in ampi studi di coorte prospettici, riassunti in diverse metanalisi.

Il gruppo di studio sul diabete e la nutrizione dell'Easd (Associazione europea per lo studio del diabete) ha commissionato nel 2019 una revisione sistematica e una metanalisi di studi di coorte prospettici per riassumere l'evidenza dell'associazione tra il consumo di frutta a guscio totale o di tipi specifici e l'incidenza e la mortalità per determinate malattie cardiovascolari. 

I risultati hanno mostrato una significativa associazione inversa tra il consumo totale di noci e il rischio di incidenza e mortalità di malattia cardiovascolare, coronarica e fibrillazione atriale. Nessuna correlazione, invece, con incidenza o mortalità di ictus e insufficienza cardiaca. 

Sempre nel 2019, un’analisi prospettica che includeva 16.217 uomini e donne con diabete di tipo 2 ha valutato il consumo di noci in relazione all'incidenza e alla mortalità per cause cardiovascolari, dimostrando anche in questo caso la forza della raccomandazione di incorporare le noci in modelli dietetici sani per la prevenzione delle complicanze cardiovascolari e delle morti premature tra gli individui con diabete mellito.

Più di recente è stata condotta una revisione sistematica e metanalisi di tutti gli studi pubblicati sulle relazioni tra frutta a guscio totale, diversi tipi di frutta a guscio (noci, arachidi, burro di arachidi), e prevalenza/incidenza di diabete di tipo 2.

I risultati ottenuti non dimostrano una correlazione, se non per il burro di arachidi, inversamente associato alla malattia.

L’elevato consumo di noci è stato associato a ridotta prevalenza della sindrome metabolica indipendentemente dalla razza e dai modelli dietetici, una relazione confermata da un recente studio prospettico di coorte con follow-up di 1 anno, condotto nell'ambito dello studio randomizzato Prevención con dieta mediterránea (Predimed)-Plus. Per 5.800 uomini e donne con sovrappeso/obesità e sindrome metabolica all'aumentare del consumo di noci si è verificata tra ogni terzile una significativa diminuzione di circonferenza vita, trigliceridi, pressione sanguigna sistolica, peso e Bmi, e, solo nelle donne, un aumento significativo del colesterolo Hdl. 

Sono stati proposti diversi potenziali meccanismi per spiegare l'associazione benefica osservata. Le noci sono ricche di acidi grassi insaturi, proteine, diversi minerali (tra cui potassio e magnesio), vitamine (tra cui vitamina C ed E) e composti fenolici. 

Questo profilo nutrizionale unico fa sì che le noci possiedano proprietà che modificano positivamente i fattori di rischio cardiometabolico e quindi riducono la probabilità di incorrere in incidenti cardiovascolari. Infatti, la capacità di abbassare il colesterolo totale e i livelli di colesterolo delle lipoproteine ​​a bassa densità è probabilmente una delle proprietà più note della frutta a guscio presa nel suo complesso.

Altri possibili meccanismi includono una riduzione dei livelli circolanti di citochine infiammatorie, soprattutto proteina C-reattiva, la modulazione della produzione di ossido nitrico, un miglioramento della funzione endoteliale e una riduzione dello stress ossidativo.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

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