Un’integrazione di vitamina D in gravidanza riduce sensibilmente il rischio che il neonato sviluppi dermatite atopica nel primo anno di vita, in particolare nei bambini allattati al seno per più di un mese. Questi i risultati di un trial clinico randomizzato, controllato in doppio cieco, condotto da un team dell’Università di Southampton e pubblicato sul British journal of dermatology.

Un’integrazione di vitamina D non serve a ridurre il rischio di fratture nelle donne over 50. Queste le conclusioni di uno studio pubblicato lo scorso luglio sul New England journal of medicine che ha provocato uno scossone tra gli addetti ai lavori, con Nicola Magrini, direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco, che ha annunciato una probabile revisione a breve della Nota 96 che già aveva determinato “un utilizzo più mirato di questo farmaco, producendo un risparmio di diverse decine di milioni l'anno". Magrini, inoltre, auspica una “campagna di sensibilizzazione” e “un nuovo un lavoro più stretto con le Regioni sull'ambito dell'appropriatezza prescrittiva”.

Un caso clinico decisamente particolare ci è utile per ripassare i rischi di un eccesso di vitamina D nell’organismo. L’episodio viene descritto dalle colonne di Bmj case reports e riguarda un uomo di circa 50 anni, ricoverato in ospedale a seguito di un complesso quadro sintomatico comprendente vomito, nausea, dolori addominali, crampi alle gambe, tinnito, secchezza delle fauci, aumento della sete, diarrea e perdita di peso.

Pomodori per contrastare l’ipovitaminosi D. È quanto promettono i risultati di uno studio condotto dall’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Cnr di Lecce, in collaborazione con il John Innes centre di Norwich e pubblicato sulla rivista Nature Plants.

Pagina 9 di 29
Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…