Per migliorare il quadro clinico in caso di sindrome metabolica non basta cambiare abitudini alimentari. Un breve periodo di digiuno prima di intraprendere un nuovo regime dietetico consente, infatti, un più rapido miglioramento di una serie di parametri di rischio, dall’ipertensione al Bmi. Queste le conclusioni di un gruppo di ricercatori tedesco, promotori di uno studio i cui risultati sono stati pubblicati di recente su Nature communications.

Nei pazienti obesi, diabetici e/o con sindrome metabolica, è frequente il riscontro di ipomagnesemia al punto che un gruppo di clinici e ricercatori milanesi ha voluto approfondire il legame attraverso una revisione dei dati presenti in letteratura pubblicata su Nutrients.

Esiste un modello dietetico più efficace di altri nel prevenire o contrastare la sindrome metabolica? La risposta è tutt’altro che semplice per quanto il fattore dieta combinato con un’adeguata attività fisica risultino essere l’unica profilassi possibile realmente efficace. Interessante, su questo fronte, il contributo offerto da Nicola Di Daniele, docente di Medicina interna all’Università Tor Vergata di Roma in un editoriale pubblicato recentemente su Nutrients. Abbiamo chiesto direttamente all’Autore di illustrarcene i punti cardine.

Nei pazienti anziani con sindrome metabolica l’impiego di simbiotici, ovvero alimenti in cui sono simultaneamente presenti microrganismi probiotici e substrati prebiotici, aiuta a migliorare i principali marker di rischio cardiovascolare e di insulino-resistenza. Queste le conclusioni di uno studio clinico tutto italiano appena pubblicato su European journal of clinical nutrition.

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