Appena pubblicati su Nutrients, fanno già riflettere i dati che forniscono la prima descrizione di come la pandemia Covid-19 abbia modificato le tendenze dietetiche degli adolescenti di Spagna, Italia, Brasile, Colombia e Cile.

Meno piatti pronti e riscoperta della cucina, tornando a preparare pane e dolci fatti in casa. Inoltre, quasi la metà degli italiani non ha modificato sostanzialmente la propria dieta, ma il 46,1% ha riferito di aver mangiato di più e il 19,5% ha guadagnato peso. Questi alcuni dei principali risultati di uno studio condotto durante il periodo di lockdown da un gruppo di ricerca dell'Università di Padova pubblicato su Foods e realizzato da Federico Scarmozzino e Francesco Visioli, del Dipartimento di Medicina Molecolare.

Prevenire le infezioni a tavola, ma soprattutto ridurre le eventuali complicazioni grazie a un’alimentazione appropriata, scoprire da dove arriva e come viene prodotto il cibo che portiamo sulle nostre tavole per riconoscerne la qualità, ma anche imparare come scarti e rifiuti alimentari possono diventare delle risorse per il nostro Pianeta. Sono solo alcuni dei temi al centro del corso interuniversitario “Alimentazione per la prevenzione e il benessere in epoca Covid-19", nato nell’ambito del centro di ricerca Best4Food dell’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con l’Università di Pavia

Per la prima volta, attraverso immagini di risonanza magnetica, sono state portate alla luce alterazioni cerebrali compatibili con l’infezione del virus Sars-CoV-2, in una paziente con anosmia come unico sintomo della malattia. Lo studio è stato pubblicato su Jama Neurology ed è stato realizzato da Letterio S. Politi e Marco Grimaldi, rispettivamente direttore della Neuroradiologia diagnostica, interventistica e funzionale e responsabile del servizio di Neuroradiologia presso l’Irccs Istituto clinico Humanitas di Milano, in collaborazione con Ettore Salsano dell’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano.

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