Dopo il lungo periodo di pausa causato dalla pandemia Covid-19, riprendono le giornate di studio organizzate nell'ambito del Master di II livello in "Prodotti Nutraceutici: dalla ricerca e sviluppo al marketing" promosso dal dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli Federico II. L’appuntamento è per il 10 giugno prossimo, con un incontro dal titolo “Certifichiamo la sana cultura sportiva: impatto del doping sulla salute fisica e mentale", organizzato in collaborazione con l’Associazione No doping life.

Occhio ai rischi cardiovascolari con l’uso inappropriato di integratori per migliorare le prestazioni atletiche degli sportivi. Il monito giunge dalla Società europea di cardiologia (Esc) attraverso uno statement pubblicato su uno dei suoi organi ufficiali, l’European journal of preventive cardiology.

Occhio ai prodotti contenenti cannabidiolo (Cbd): possono contenere tracce di tetraidrocannabinolo (Thc), con il rischio di squalifica per doping.

L’avvertenza è dell’European specialist sports nutrition alliance (Essna), gruppo che annovera i maggiori produttori europei nell’ambito della nutrizione sportiva (Volac, Myprotein, Holland&Barrett) e che ha voluto una volta di più sottolineare come, benché il Cbd non sia sostanza proibita, “il rischio di tracce di altri cannabinoidi nei diversi prodotti è troppo alto per essere ignorato”.

La Wada (World anti-doping agency) nel 2018 ha tolto il Cbd dalla lista delle sostanze dopanti innalzando contestualmente i livelli soglia nelle urine per il Thc da 15 a 150 ng/ml. Ciononostante, il Cbd si è reso protagonista di episodi eclatanti di squalifica proprio in relazione alla contaminazione dei prodotti.

È il caso, per esempio, come ricorda nutraingredients.com che ha dato notizia dell’allarme lanciato da Essna, di Lauren Gross, campionessa di triathlon, che lo scorso settembre ha subìto una squalifica di 6 mesi dopo che nelle urine erano stati rinvenuti livelli di Thc superiori a 150 ng/ml dovuti, secondo lei, all’uso di una crema a base di Cbd impiegata per il recupero da un infortunio alla caviglia.

Secondo Essna è difficile estrarre il Cbd puro dalla pianta di cannabis senza portarsi dietro tracce di altri cannabinoidi, come il Thc, così come la stessa produzione, in ambienti non protetti, determina rischi di contaminazione.

Il Cbd è una componente della pianta della cannabis non psicoattiva con un mercato in forte crescita, in particolare tra gli atleti, che vi fanno ricorso come anti-dolorifico, anti-infiammatorio e facilitatore del sonno, benché le evidenze scientifiche non siano ancora sufficientemente robuste.

In Europa non è ufficialmente approvato come integratore alimentare e l’Fda ancora non ha preso una posizione in proposito.

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