Vitamina D, ancora dubbi sull’efficacia in prevenzione cardiovascolare

01 Ottobre 2019

Pubblicata di recente su Jama cardiology una metanalisi che aveva come obiettivo verificare se una supplementazione con Vitamina D possa associarsi a riduzione del rischio cardiovascolare.

Sono stati presi in esame 21 studi randomizzati per un totale di 41.622 pazienti trattati con vitamina D contro 41.622 a cui è stato somministrato placebo. L’età media era di 65,8 anni e il 74% dei soggetti era di sesso femminile.

Dall’analisi emerge come la supplementazione con vitamina D, rispetto al placebo, non abbia determinato riduzione degli eventi cardiovascolari maggiori e nemmeno degli end point secondari quali infarto miocardico, stroke, mortalità cardiovascolare o per tutte le cause. I risultati non erano influenzati da sesso, livelli basali di 25 idrossi-vitamina D (25OH-D), dosaggio/formulazione, presenza/assenza ci supplementazione con calcio.

Questo esito si va ad aggiungere ad altri riguardanti terapie e supplementazioni in ambito cardiovascolare tra cui citiamo, a puro titolo di esempio, gli studi condotti su sostanze e vitamine in grado di ridurre l’omocisteina (Hcy), in particolare una review pubblicata nel 2017 in “The Cochrane Library”  - ove non emergeva correlazione tra riduzione di Hcy  e rischio cardiovascolare dopo somministrazione di vitamine B6, B9 o B12, da sole o in combinazione, a qualsiasi dosaggio rispetto al placebo.

Il ruolo della Vitamina D da sempre è oggetto di dibattito, anche in altri contesti. Già nel 2013, su Prescrire International, venivano messi in evidenza alcuni aspetti relativi all’incerta definizione del valore normale di Vitamina D e la rilevanza clinica reale della “carenza”, visto che più del 97% della popolazione avrebbe valori inferiori a 20 ng/ml, senza però soffrire di alcun problema osseo.

Di contro si segnalano in letteratura alcuni lavori che indicano potenziali effetti positivi nella riduzione di mortalità per cause oncologiche ed è recente una metanalisi condotta su 29 studi clinici randomizzati, comprendenti complessivamente 5.297 donne in cui  la supplementazione con vitamina D è stata associata a un ridotto rischio di sviluppare pre-eclampsia

Conclusioni

La ricerca clinica ha, fra gli altri, il compito e l’obiettivo di individuare e studiare le condizioni predisponenti allo sviluppo di patologie, le metodiche per diagnosticare queste condizioni di rischio e le possibili terapie volte a correggere questa situazione. È possibile che talora venga sovrastimato l’impatto di alcune di queste condizioni e la possibilità reale di ottenere benefici con la correzione terapeutica delle stesse. Per quanto riguarda la validità della supplementazione con Vitamina D a fini di prevenzione cardiovascolare, siamo probabilmente in questo ambito. Rimangono da definire i potenziali benefici in altri contesti come quello oncologico o endocrino-metabolico per i quali sono necessari ulteriori approfondimenti e studi, alcuni dei quali già in corso.

Antonio Ferrero Sc Cardiologia, AslTo5; Cdl Professioni sanitarie, Università di Torino

Tecla Marchese, Casa di cura “Villa Adriana” Arignano (To); Clinical investigator diabetologia, AslTo5

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