Micronutrienti salva-cuore: evidenze su protezione nello scompenso

23 Febbraio 2022

L'integrazione con micronutrienti, in particolare coenzima Q10 (CoQ10), zinco, rame, selenio e ferro, potrebbe contribuire a migliorare la funzione miocardica nei pazienti con scompenso cardiaco (Sc). Questo quanto sostiene un gruppo di ricercatori anglo-olandesi in una review pubblicata di recente sul Journal of internal medicine, tesa a fare il punto sui meccanismi di regolazione della funzione mitocondriale in gioco nella fisiologia del muscolo cardiaco.

"I macronutrienti, come gli acidi grassi, l'acido lattico e i carboidrati, sono le principali fonti di energia per i cardiomiociti e vengono consumati in grandi quantità, ma anche i micronutrienti, tra cui vitamine, minerali e aminoacidi essenziali, sono necessari per convertire questi macronutrienti in energia e sono richiesti in quantità molto piccole, normalmente fornite da una dieta sana", dice Nils Bömer, ricercatore presso il dipartimento di cardiologia dell’University medical center di Groningen, e prima firma dello studio.

La catena di trasporto mitocondriale degli elettroni (mtEtc) richiede coenzima Q10, zinco, rame, selenio e ferro per una produzione efficiente di Atp, potenzialmente compromessa, perciò, da una carenza di questi micronutrienti che si registra fin nel 50% dei pazienti con insufficienza cardiaca, vuoi per scarso assorbimento intestinale, vuoi per maggiore escrezione urinaria dovuta, per esempio, all’uso di diuretici.

Da qui, l’ipotesi di una minore efficienza energetica delle cellule muscolari cardiache. Ecco così che gli Autori hanno passato in rassegna il ruolo di ciascun micronutriente nella mtEtc.

Pazienti con Sc e carenti di ferro mostrano un peggioramento di sintomi, qualità della vita ed esiti clinici, inclusa la mortalità. Diversi studi hanno evidenziato effetti benefici di una supplementazione per via endovenosa su sintomi, non per quella orale. Le più recenti linee guida della Società europea di cardiologia raccomandano una valutazione dei livelli di ferro in tutti i pazienti con insufficienza cardiaca, con indicazione alla supplementazione per via endovenosa in caso di deficit.

Il selenio è fondamentale per la produzione di enzimi antiossidanti. Una grave carenza si correla a cardiomiopatia dilatativa, ridotta tolleranza all'esercizio, ridotta qualità della vita e mortalità più elevata. Sebbene non ci siano studi randomizzati e controllati su larga scala che abbiano valutato l'integrazione di selenio in pazienti con scompenso cardiaco, un trial su persone anziane che comprendeva anche soggetti scompensati ha rilevato una riduzione della mortalità cardiovascolare se combinato con CoQ10.

Anche lo zinco svolge una funzione antiossidante e un suo deficit si associa a maggior rischio di mortalità cardiovascolare e per tutte le cause, aumento dell'infiammazione e del danno miocardico e ridotta capacità di esercizio. Non ci sono grandi studi randomizzati e controllati a disposizione, ma alcune prove supportano il ruolo di una combinazione di zinco e selenio per migliorare la frazione di eiezione ventricolare sinistra (Lvef) e di integratori multi-micronutrienti, zinco compreso, nell’aumentare la Lvef e il volume telediastolico ventricolare sinistro.

Il rame è coinvolto nel trasporto degli elettroni mitocondriali e nello scavenging dei radicali liberi nell'Etc. Una carenza si associa ad alterazioni del tessuto connettivo, debolezza muscolare, anemia, compromissione della respirazione mitocondriale cardiaca e riduzione della produzione di Atp. Uno studio in corso, di cui si attende la pubblicazione, sta valutando il ruolo della supplementazione di rame in persone con cardiopatia ischemica.

Il CoQ10 (ubichinone) inibisce la perossidazione dei lipidi e delle lipoproteine. Nell'Etc, facilita la produzione di Atp e il trasferimento di elettroni. Un deficit di CoQ10 si associa a una classe funzionale Nyha peggiore, a Lvef più bassa e a valori più elevati di Nt-proBnp, un indicatore di stress della parete ventricolare e di sovraccarico di volume. Alcune ricerche sull'integrazione di CoQ10 in soggetti con Sc indicano un aumento della capacità di esercizio, del picco di consumo di ossigeno, migliore qualità della vita e riduzione di eventi cardiaci maggiori.

Da qui, le conclusioni degli Autori: "Un miocardio difettoso è un po’ come un motore senza carburante. Possiamo fornirgli substrati energetici sotto forma di macronutrienti come acidi grassi, glucosio e chetoni, ma se i mitocondri non sono in grado di trasformarli con efficienza in carburante, ovvero in Atp, ecco che la macchina energetica si ingolfa, riempiendosi di radicali liberi e avviandosi così all’autodistruzione. Le prove raccolte suggeriscono che l'integrazione con micronutrienti, preferibilmente in combinazione e non presi singolarmente, potrebbe rappresentare una potenziale strategia terapeutica in caso di insufficienza cardiaca, accompagnata da una dieta bilanciata e personalizzata e in supporto alle cure farmacologiche standard”.

In un editoriale di accompagnamento, Nicolas Girerd, docente di Terapia medica alla Nancy school of medicine, sottolinea come il prossimo passo, dati i risultati convincenti della review, sarà inevitabilmente quello di intraprendere ampi studi clinici controllati per una valutazione diretta dei benefici ottenibili, in caso di scompenso, con un’integrazione multimicronutriente.

Nicola Miglino

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