Mirtilli dopo pasto abbondante per ridurre il carico metabolico

12 Gennaio 2022

Potrebbe bastare una tazza di mirtilli freschi per attenuare l’impatto di pranzi e cenoni delle ultime feste? Probabilmente sì, secondo uno studio pubblicato nei giorni scorsi su Clinical nutrition. I mirtilli da tempo sono sotto osservazione per le proprietà cardioprotettive degli antociani in essi contenuti, ma ora, per la prima volta, se ne dimostra un ruolo nella risposta metabolica a un pasto ricco in grassi e zuccheri.

Lo studio, randomizzato e in doppio cieco, è stato condotto su soggetti con sindrome metabolica (n=45; 64% maschi; età media 63,4 anni; Bmi medio 31,4 kg/m2) cui è stata somministrata una bevanda ad alta densità energetica (969 Kcal, 64,5 g di grassi, 84,5 g di zuccheri, 17, 9 g di proteine) insieme a 26 g di mirtilli liofilizzati, equivalenti a 150 g di mirtilli freschi, (n=23) o 26 g di placebo isocalorico (n=22). Nell’arco delle 24 ore successive sono stati effettuati diversi prelievi di sangue, una raccolta delle urine e varie misurazioni di parametri vascolari. Al termine delle 24 ore successive al pasto, il consumo di mirtilli si associava a concentrazioni postprandiali di glicemia (p<0,001), insulina (p<0,01) e colesterolo totale (p=0,04) più basse e a un minore decremento postprandiale di Hdl-C (p<0,01) e Apo-A1 (p=0,01) rispetto a placebo.

Così concludono gli Autori: “Per la prima volta, in una popolazione a rischio, è stato riportato che una singola esposizione all'equivalente di una porzione di mirtilli attenua nelle successive 24 ore gli effetti postprandiali dannosi di una bevanda ad alto contenuto di grassi/zuccheri. In particolare, si sono registrate una riduzione di glicemia e insulinemia e un’attenuazione degli squilibri dislipidemici riscontrati nel gruppo placebo. Questi risultati pongono le basi per supportare un più vasto utilizzo di tali fonti alimentari di polifenoli soprattutto in soggetti con sindrome metabolica”.

Nicola Miglino

 

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