Covid-19 e vitamina D, gruppo di esperti italiani stila position paper

09 Giugno 2021

Il Gioseg (Glucocorticoid induced osteoporosis skeletal endocrinology group) ha da poco pubblicato un documento su Covid-19 e vitamina D curato da alcuni dei più autorevoli esperti italiani in materia. La necessità nasce dal dibattito in corso sul potenziale impatto negativo dell’ipovitaminosi D sull’incidenza dell’infezione da Sars-CoV-2 e sulla prognosi del Covid-19.

“Numerosi studi clinici hanno rivelato associazioni tra deficit di vitamina D e accresciuto rischio infettivo, soprattutto del tratto respiratorio superiore”, sottolinea Andrea Giustina, presidente Gioseg e direttore dell'Istituto di scienze endocrine e metaboliche dell'ospedale Irccs San Raffaele di Milano. “Per questi motivi si osserva una crescente attenzione alla possibile correlazione tra i livelli di vitamina D e l’infezione da Sars-CoV-2 e, quindi, alla possibile utilità della supplementazione in prevenzione e terapia, specialmente nella popolazione anziana”.

Nel documento redatto, la prima raccomandazione è che tutti i pazienti ai quali sia già stata diagnosticata una condizione di ipovitaminosi D o abbiano in atto trattamenti che richiedano un’integrazione, come farmaci anti-osteoporotici, steroidei, anti-epilettici, continuino o inizino ad assumere vitamina D. Negli over 80 la supplementazione è suggerita a prescindere dai livelli circolanti circolante vitamina D. Si raccomanda, poi,  che gli over 65 di entrambi i sessi con comorbidità, come diabete o obesità, che predispongono all’ipovitaminosi D e al Covid-19 grave,  vengano attentamente valutati per il loro profilo di ipovitaminosi D con dosaggio della 25OHD; a tutti coloro che presentano livelli inferiori a 20 ng/ml andrebbe prescritta un’integrazione. Il panel Gioseg suggerisce di prescrivere preferibilmente come supplemento le forme pre-attive per la loro documentata efficacia e sicurezza nella popolazione generale, mentre le forme attive andrebbero riservate ai pazienti con insufficienza epatica o insufficienza renale. La posologia non deve superare quella indicata dalle attuali linee guide e note Aifa per il trattamento della ipovitaminosi D. Tali raccomandazioni potrebbero non valere per gli obesi che richiedono supplementi maggiori per raggiungere un adeguato livello circolante. Per gli over 80 in trattamento potrebbe essere utile, ma non indispensabile, verificare i livelli di vitamina D circolanti per una eventuale correzione posologica, mentre la verifica in soggetti più giovani è particolarmente raccomandata.

Si sottolinea, infine, come a oggi non si disponga di sufficienti evidenze per modificare i protocolli sanitari di terapia ospedaliera del Covid-19 con l’indicazione della somministrazione di vitamina D ai pazienti ricoverati. Così conclude il panel: “Lo sforzo mondiale, senza precedenti, di vaccinare tutta la popolazione a rischio, offrirebbe un’occasione unica di portare all’attenzione medica tutti i soggetti ai quali servirebbe il supplemento di vitamina D. Questo approccio potrebbe essere utile per affrontare la doppia questione pandemica, quella relativa a Covid-19 e quella relativa al deficit di vitamina D, somministrando insieme quest’ultima e il vaccino”.

Nicola Miglino

 

Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…